giovedì 25/05/2017
Tutto è perdonato
di Marco Travaglio
Rinfacciare a Renzi le sue bugie è come accusare Fabri Fibra o J-Ax di fare rap. Ma noi eravamo rimasti ai suoi proclami: “Un condannato, in un Paese civile, va a casa da sé” (30.8.2013), “Una sentenza definitiva dice che è colpevole: in un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato, la partita è finita. Game over” (11.11.2013), “Mai più inciuci né larghe intese con Berlusconi” (28.10.2013). Ora invece usa la legge elettorale per un Patto del Nazareno-2 che apra la strada a un governo con B. nella prossima legislatura. Tant’è che esclude alleanze solo con M5S e Mdp, e chiama “pregiudicato” Grillo, non B. Eppure B. è pregiudicato per frode fiscale e Grillo per un incidente stradale del 1981 che, politicamente e moralmente, fa una certa differenza. Si dirà: ma Renzi si era già rimangiato tutto nel gennaio 2014, quando siglò il Patto del Nazareno-1. Ma c’è una bella differenza tra allora e oggi. Tre anni fa Renzi s’apprestava ad andare al governo e voleva riformare la legge elettorale Porcellum (appena bocciata dalla Consulta) e la Costituzione. Non avendo i numeri per farlo da solo e volendo coinvolgere le opposizioni, si era rivolto ai 5Stelle, che l’avevano sfanculato. A quel punto aveva coinvolto l’altro terzo del Parlamento: il centrodestra. Operazione legittima, anche se poi produsse i due aborti dell’Italicum (poi cancellato dalla Consulta) e la controriforma costituzionale Boschi (poi rasa al suolo dal popolo italiano).
Ora i 5Stelle sono finalmente scesi dalla loro torre d’avorio e hanno offerto a Renzi i loro voti per una legge elettorale condivisa, partendo dalla legge ritagliata dalla Corte sulle spoglie dell’Italicum, ma disposti a modificarla. E rappresentano tanti elettori quanti il Pd. Dunque Renzi non ha alcun motivo di tagliarli fuori, mentre ne avrebbe parecchi per escludere FI, anche se tutti – non solo lui – fingono di dimenticarli. Domenica i maggiori quotidiani italiani, Corriere e Repubblica, si sono schierati in stereofonia per un bel governo Renzi-B. che salvi l’Italia da “populisti”, “sovranisti”, “antieuropeisti” in due editoriali che, se non fossero tragici, sarebbero comici. Sul Corriere, il politologo Michele Salvati, ex deputato dell’Ulivo, tra gl’inventori di quel capolavoro che è il Pd, ci spiega che Renzi e B. devono unire i loro “opposti moderatismi” per il nostro bene contro i 5Stelle incapaci e nemici della democrazia, e in nome dell’“Europa”. I due gli “sembrano affidabili, da soli o in collaborazione fra loro, come leader di un’Italia che partecipa a pieno titolo al processo di riforma dell’Ue”. Perbacco, roba forte.
Entrambi – ci illumina Salvati – “sembrano convinti che la prossima debba essere una legislatura costituente” per “riprendere i processi di riforma elettorale e costituzionale” in vista di una “democrazia governante”, come se non fossero già stati bocciati dalla Consulta e dagli elettori. Purtroppo – si incupisce Salvati – il noto “moderato” B. ha un handicap. Non, per carità, il fatto che sia un delinquente seriale condannato per frode fiscale e pluriprescritto per altri gravissimi delitti, e che il suo partito sia pieno di criminali, dall’ideatore Marcello Dell’Utri (in galera per mafia) in giù: queste sono quisquilie. Ma il fatto che B. voglia allearsi con i “sovranisti di Lega e Fratelli d’Italia”. Ecco, il problema non è lui, ma le cattive compagnie: frequenta incensurati. La stessa tesi, su Repubblica, sostiene Scalfari, che da mesi implora Renzi di allearsi con “il centrodestra moderato (sic, ndr) di Alfano e Berlusconi”. Il Caimano sarebbe proprio perfetto, se si scrollasse di dosso Salvini che – horribile dictu – è “a ridosso di Putin”. Invece B. e Putin non si conoscono proprio.
Tale è il terrore delle élite italiote di perdere le greppie di riferimento e di non riuscire a controllare un governo dopo 60 anni, che dimenticano, rimuovono e condonano tutto. Anche la storia dell’ultimo quarto di secolo: le sentenze definitive (un’antologia a pag. 2), le leggi ad personam e ad aziendas, i conflitti d’interessi, le devastazioni della Costituzione e della Giustizia, le tangenti, i fiumi di fondi neri, i rapporti con le mafie, i giudici comprati, i vilipendi ai magistrati, l’illegalità legalizzata e rivendicata, le epurazioni in Rai e nei giornali, le compravendite di parlamentari per tenere in piedi i suoi governi minoritari e rovesciare quello maggioritario di Prodi, le complicità con le guerre criminali in Afghanistan e Iraq che hanno poi creato l’Isis, le menzogne elevate a sistema, le corna e le figuracce in giro per il mondo, i sabotaggi di ogni vagito di politica comune europea, i baciamano a Gheddafi, le riverenze ai peggiori tiranni, i bagordi nelle dacie di Putin. Tutto perdonato, tutto prescritto: anche le parole di fuoco che per 20-30 anni Salvati e soprattutto Scalfari hanno scritto contro la più grave minaccia che si sia mai abbattuta nell’ultimo mezzo secolo sulla democrazia italiana.
Ora, che Renzi abbia cambiato idea su B., ci può anche stare: è un ometto senza memoria né scrupoli né pudore perché non ha un passato né un’idea né un’etica e, pur di tornare al potere, è disposto a tutto. Ma se due intellettuali del calibro di Scalfari e Salvati compiono un’inversione a U, anzi a B., così repentina, trasformando un ex pericolo pubblico in un europeista moderato, uno straccio di spiegazione sarebbe auspicabile. B. ha molti difetti, ma non quello di nascondersi o camuffarsi: è sempre lo stesso e si è sempre saputo chi è. Sono Scalfari e Salvati che sono cambiati. E ora dovrebbero precisare se sbagliavano o mentivano ieri, oppure sbagliano o mentono oggi. Non a noi apòti, che non ce la siamo mai bevuta. Ma ai loro affezionati lettori, che potrebbero sentirsi presi lievemente per il culo.
Nessun commento:
Posta un commento