Selvaggia Lucarelli commenta la finale di Masterchef.
Al solito un articolo inimitabile!
LA FINALE
Masterchef 5, la “scarpetta” trionfa sulla cucina
fighetta
HA VINTO LA CONCORRENTE CHE SEMBRA USCITA DA UN ORTO
di Selvaggia Lucarelli
La finale della quinta edizione di Masterchef ha
provocato un’indignazione nel paese che non s’era vista neppure ai tempi di
Mani Pulite. Non escludo neppure che di qui a pochi giorni si organizzino lanci
di monetine di cioccolato fuori da Villa Crespi, per punire il Bettino Craxi di
Masterchef 5: Antonino Cannavacciuolo. È lui infatti il principale bersaglio
del pubblico perché ritenuto colpevole di aver favorito spudoratamente la
vincitrice Erica, una che a detta di chi non ha perso una puntata del talent
culinario, capisce così tanto di cucina che riuscirebbe a infornare a 200 gradi
l’insalata. Una che preparerebbe piatti banali, fuori tema, immangiabili come
se poi questo non fosse l’unico talent al mondo in cui lo spettatore non sa
proprio una beata cippa della materia valutata dai giudici, visto che fino a
prova contraria sono loro ad assaggiare, a masticare, a ingurgitare piatti in
cui finiscono troppo sale o troppo pepe o troppe lacrime e in qualche caso pure
qualche pelo.È per questo che a me la finale di Masterchef 5 non solo è
piaciuta parecchio, ma l’ho trovata onesta e liberatoria, perché ha sancito in
via definitiva la dittatura del gusto (e quindi dei giudici) contro quella
dell’estetica, della tecnica e della cucina fighetta (e quindi del pubblico
petulante che solo “guardando” pensa di saperne più di chi assaggia e pure con
qualche stella Michelin appuntata sul petto).
Era una gara tra due mondi: i piatti di Alida li
guardavi, quelli di Erica li mangiavi e pulivi pure il piatto. Ed è per questo
che alla fine Erica ha prevalso
E poi diciamolo. Erica sarà pure arrivata in finale
con qualche inciampo di troppo, ma è quella che la finale se l’è giocata
meglio. Gli altri due, Lorenzo e Alida, hanno messo nei piatti le loro paure
(Lorenzo quella di non avere abbastanza personalità e ha cucinato piatti
anonimi, Alida quella di non essere perfetta e ha cucinato piatti troppo
sofisticati), Erica il suo riscatto. Lorenzo il macellaio poi, partiva con uno
svantaggio notevole, ovvero, rispetto alle altre due, il non aver avuto
tragedie familiari con cui commuovere il pubblico. Né un lutto recente, né una
fidanzata scappata con un cubano, né un mignolo affettato per sbaglio mentre
spellava un pollo, niente di niente.
Alida in compenso era una tragedia con la coda di
cavallo. Una a cui Cracco diceva “la pasta è un po’ scotta” e piangeva come se
Cracco le avesse ammazzato il cane in retromarcia.
Erica poi non ne parliamo. Ragazza madre, aria da elfo
spaurito, qualsiasi cosa cucinasse la chiusura non era mai “è troppo cotto” o
“la prossima volta metti meno olio” ma “non hai avuto una vita facile”.
Eppure, in finale, Erica ha vinto con una certa
facilità. Dopo che Lorenzo è uscito tentando di replicare un piatto che aveva
più ingredienti e componenti della bomba H, dopo che Alida ha tentato di
replicare una salsa al cetriolo che ha devastato la sua autostima perché “il
verde era meno verde dell’originale” e pur di azzeccare quel tono di verde
c’avrebbe frullato pure sei cimici dentro, lei ha cucinato le animelle latte
limone a caffè con sorprendente maestria. Tra parentesi: io piuttosto che
mangiare animelle e caffè mando giù le pastiglie per la lavastoviglie.
La sfida finale con Alida è stata tutta in discesa.
Mentre l’altra battezzava la sua idea degustazione “Equilibrio e sinestesie”
manco fosse una tesi di laurea anziché un menu e in piena sindrome da prima
della classe affumicava e preparava tisane e sorbetti ed era tutto un tripudio
di spezie e germogli, l’altra tagliava il pomodoro. Mentre Alida presentava una
ricciola affumicata al legno di faggio con alga wakame, l’altra serviva un
cocktail di scampi nel bicchiere del Martini, roba che mancava solo
l’ombrellino e un trenino con “Brigitte Bardot” in sottofondo. Mentre Alida era
accompagnata da un fidanzato che pareva il cummenda con giacca sartoriale e
mocassino senza calze e una suocera che la gasava manco fossero state le Olimpiadi,
Erica era lì con mamma e papà che parevano strappati dall’orto e dalle balere
romagnole.
Insomma, era una sfida tra due mondi, più che tra due
cuoche. Era la guerra cucina-fighetta contro cucina con scarpetta, perché
questo va detto, i piatti di Alida li guardavi, quelli di Erica li mangiavi e
pulivi pure il piatto. Ed è per questo che alla fine Erica ha trionfato. Perché
i giudici i suoi piatti li divoravano, quelli di Alida li analizzavano,
toccando con prudenza gli ingredienti con la forchetta e spostando le alghe e i
germogli come quando col bastone in mano si cerca la serpe nel cespuglio.
Erica ha vinto perché come Alida non ha avuto una vita
facile, ma in finale, s’è resa la vita più facile. E sì, anche un po’ perché
doveva vincere un cuoco amatoriale e ha vinto un cuoco amato, molto amato da
Antonino Cannavacciuolo che fin dalla prima puntata l’ha guardata come fosse
una faraona ripiena. E se ha vinto la sua cocca, tutto sommato la conclusione è
solo una: Masterchef 5 forse non ha sancito il miglior vincitore, ma di sicuro
ha sancito chi comanda.
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