giovedì 22 ottobre 2015

Ma che bella storia!


A chi mi accusa di vedere sempre in malo modo il mondo ciellino, rispondo generalmente che come in tutte le cose, vi sono i lati buoni e quelli no.
Chi aderisce al movimento di Comunione e Liberazione molte volte lo fa per convinzione e soprattutto per fede. 
Quello che stona, in maniera a volte enorme, è la commistione che i vertici hanno intrapreso nei sordidi meandri della mala politica. Prendiamo la Compagnia delle Opere: traffica, sgomita, è dispotica, arrogante e impregnata di episodi malsani. In Lombardia non si muove foglia che CL non voglia! E non lo scopro certamente io. Vogliamo parlare di Formigoni? Della cooperativa La Cascina di chiara emanazione ciellina, dentro fino al collo nello scandalo Mafia Capitale? 
Il Movimento fondato da don Giussani è per natura molto esigente a livello della vita parrocchiale, geloso della diversità e del cammino, al punto che  inaridire la vita della stessa Parrocchia di appartenenza. 
Questa mattina un altro mattoncino di questo non condiviso atteggiamento è riportato dal Fatto Quotidiano. Denota il livore del Cardinale molto legato al movimento, Scola. 
Denota l'arroganza, l'unicità che i componenti CL sentono e credono d'avere. 
Ve lo allego interamente. Fa riflettere su come un tale modo d'agire strida all'inverosimile nei riguardi della volontà sempre ricercata dal Papa, di rendere la Chiesa unita nel cammino.

La Milano di Scola: via la Fondazione di Martini, arriva CL.
di Gianni Barbacetto

Sfrattata a Milano la Fondazione Lazzati, al cui posto arriva Comunione e liberazione. Un segno dei tempi, nella diocesi che fu retta da Carlo Maria Martini e ora ha al suo vertice il cardinale Angelo Scola, che da Cl proviene. Un piccolo cambiamento che diventa però il segnale di una svolta culturale e politica a suo modo storica. In pieno centro di Milano, in largo Corsia dei servi 4, Martini aveva voluto la sede della Fondazione Lazzati e dell’associazione Città dell’Uomo, fondata da Giuseppe Lazzati prima di morire. Partigiano, sopravvissuto al campo di concentramento, padre costituente, professore e poi rettore dell’università Cattolica, Lazzati è, in politica, un punto di riferimento per i cattolici democratici. Dal punto di vista religioso, papa Francesco ha dato un’accelerata al suo processo di beatificazione.
Città dell’Uomo si ispira alla sua lezione secondo la quale un cattolico adulto deve tener distinto il piano religioso dal piano politico, rimesso all’autonomia responsabile dei laici cristiani, alla loro competenza e alla loro elaborazione politica, che egli auspicava coerente ai valori della nostra Costituzione repubblicana. Negli anni Settanta, l’Azione cattolica milanese, che s’ispirava a Lazzati, imputava alla nascente Cl il rischio di cadere invece nell’“integrismo”, cioè la sottomissione della politica alla religione.
Oggi Comunione e liberazione ha la sua rivincita: a prendere il posto della Fondazione Lazzati e di Città dell’Uomo sarà, in largo Corsia dei servi, il Centro culturale di Milano, che è un’articolazione di Cl.
A sfrattare i lazzatiani è la proprietà dell’edificio, cioè l’Istituto per il sostentamento del clero, ossia la Curia del cardinal Scola. Per ragioni di soldi: l’edificio deve rendere, per far entrare nelle casse della Curia appunto i soldi che servono a sostentare il clero diocesano, ha spiegato monsignor Luca Bressan, vicario diocesano per la cultura e l’azione sociale. La Fondazione Lazzati era ospite, per volere di Martini; Comunione e liberazione invece pagherà l’affitto e si farà carico anche della ristrutturazione dell’edificio. Dunque via Lazzati ed entri Cl.
I presidenti che si sono succeduti al vertice di Città dell’Uomo (Enzo Balboni, Luciano Caimi, Guido Formigoni, Franco Monaco, Luigi Pizzolato) hanno firmato un comunicato che lascia trasparire un po’ di amarezza: “A seguito delle notizie di stampa a proposito della nuova destinazione dell’immobile di largo Corsia dei Servi, in passato dato in uso dall’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero alla Fondazione Giuseppe Lazzati e ora dato in affitto al Centro culturale di Milano, espressione di Comunione e liberazione, la diocesi ha inteso precisare che le motivazioni sono di carattere strettamente economico e che essa è determinata a concorrere nell’assicurare che sia preservata la memoria della lezione del professor Lazzati, per sostenere il cammino della Chiesa milanese”. Continuano i firmatari: “Solo ci sia consentito osservare, per amore di verità, che la privazione della sede non ha mancato di procurare, oltre a problemi pratici, un certo disorientamento alle realtà associative cofondatrici della Fondazione, a vario titolo, legate alla eredità di Lazzati. Inoltre, i criteri adottati dalla diocesi per questa decisione, originata da motivi economici, procurano qualche disagio a chi ricorda la espressa volontà del cardinale Martini di fare invece di quel luogo una sorta di richiamo visibile, nel cuore della città, a un uomo e a un cristiano che ha dato lustro alla Chiesa, alla cultura e alla società civile ambrosiana”.

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