mercoledì 5 agosto 2015

Si narra


Lo trovai dietro un mirteto seduto su un sasso logoro. Era d'aspetto minuto, poca barba molto rada, di età indecifrabile sicuramente oltre i settanta. Aveva lo sguardo affaticato come il nostromo che scruta l'oceano dopo tre mesi di navigazione. Avvertii che s'era accorto della mia presenza ma non la riteneva importante al punto di terminare i suoi "ruminamenti intellettuali." M'avvicinai al punto di percepire il suo respiro, regolare e tranquillizzante. Rimasi immobile guardando un punto della vegetazione per un tempo simile a quello che trascorre ad aspettare la pioggia dopo aver udito un tuono lontano.

"Ipoteticamente dovremmo tollerarci a vicenda" furono le sue parole. 
Diamine! M'inquietai come uno che s'accorge di essersi messo per sbaglio i pantaloni di Scaramacai al funerale della suocera! 
Con molto tatto mi feci forza e domandai :"Mi scusi in che senso?"
"Nel senso che riduco la mia libertà per valorizzare la sua"
Estasiato, al limite del parossismo, mi convinsi di aver trovato un asceta, un mistico, uno a cui chiedere l'indirizzo preciso della felicità non di questo mondo, di conseguenza stanziale, residente stabilmente nell'io, sagace ed illuminante!
Proruppi in un maestoso grido liberatorio: "Mahatma!"
Ed egli di rimando:"Maht... che? Senta io ero qui per cagare! Se lei deve fare altrettanto, aspetti il suo turno!"
Mi allontanai a tramonto iniziato, sempre più convinto che tutto convergerà in sterco, vero dominatore di questo pianeta.
(Da "antiche novelle di fresca memoria" - G.Perozzi)

Nessun commento:

Posta un commento