Il calcio è passione, lungimiranza, intelligenza e
soldi, molti soldi.
Quando vedi undici cadaveri vestire una maglia che nel
mondo sino a poco tempo fa era sinonimo di gloria, di vittoria, di
indistruttibilità, ti piange il cuore. Le scelte sono state letali. Quello che
un tempo era una dirigenza perfetta, drogata sì dalla voglia del padrone di
dimostrare la propria natura vincente, da trasbordare in politica, ma capace di
scegliere giocatori attraverso l’unico parametro possibile, la levatura
tecnica, si è ridotta a piaggeria insulsa nei confronti di uno che, tra un
hip-hip-hurrà e l'altro sta decisamente uscendo di cabina.
I tempi son cambiati e la squadra si è trasformata in
un peso per gli eredi che la mal sopportano: ad esempio la figlia con il
silicone attorno ha sempre cercato di svenderla, insensibile a quello che il
marchio di fabbrica trasmette nel globo, forte delle sette-dico-sette Champions
vinte. La figlia affamata invece è entrata in società ed attraverso love story
indegne ha distrutto patrimoni di classe, trasformandoli in fantasmi brasileri
e bloccando l’acquisto del Tevez che spopola in altri lidi.
E’ subentrata una politica scialba, l’acquisto in
prestito o a fine carriera di veri Rutti in calzoncini, smidollati, senza
voglia né carisma, in pratica pensionati tipici di Gabicce Mare che svernano
fingendo e recitando la parte del calciatore.
C’era un livornese una volta in panca, uno che il sale
in zucca lo ha sempre avuto; gli han levato in un solo anno Messer Difesa, il
Thiago Silva mito ed incrollabile baluardo e Mister Bomba Atomica Ibra, facendo
scendere il tasso tecnico a livelli amatoriali. Lo hanno successivamente
attaccato perché non ha vinto più una mazza, come se fosse possibile con una
squadra sì obbrobriosa.
Il tempo trascorre per tutti, anche per il Presidente,
oramai alla frutta, sia politicamente che calcisticamente. Egli infatti vede,
patonza e campioni ovunque, anche nella formazione odierna, pullulante di
brocchi stratosferici, con una difesa ignobile, inguardabile, irriguardosa per
gli epici trascorsi, abbacinanti di gloria eterna.
Il povero tifoso, sognante ancora delle galoppate di
Kakà, tracimante lacrime ogni qualvolta ascolta la parola Olanda, se ne sta
facendo una ragione. Spera nelle chimere, si riguarda video oramai ingialliti,
riascolta l’urlo di S.Siro quando chiunque veniva maciullato tecnicamente,
senza pregiudizi, senza paure. Rivive momenti eterni e aspetta che tutto
ritorni, forse scelleratamente.
Rifondare con dirigenza nuova, con giovani affamati,
genuflessi ai colori e non agli squali allibratori che, passando per
procuratori, minano la salute mentale delle giovani leve.
Ci venda Presidente a qualche indonesiano, a qualche
cinese, a qualcuno insomma che abbia il coraggio d’investire in solide promesse
e non in clienti di Villa Quiete. Conficcatevi nel vostro pertugio le parole
"parametro zero", cercate la vivacità giovanile. A noi andrebbe molto
meglio perdere vedendo lottare che essere travolti tra l’indifferenza di gnomi
che al massimo dovrebbero in marsina, vendere zucchero filato nei circhi
equestri.
Fateci andare gratis dentro la sala trofei, per
ammirare la gloria di un tempo e sperare in una rinascita passante solo per
l’attaccamento ai colori.
E naturalmente, al prossimo acquisto di bidone gratis,
incamminatevi verso un sonoro e sacrosanto vaffanculo!
P.S. Piuttosto che ridurmi a vedere Milan Lazio di
stasera, guardo una trilogia di Mario De Filippi o la Carrà!
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