Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
lunedì 15 settembre 2014
Redipuglia, Italia
Il Santo Padre Francesco ha parlato così a Redipuglia nel corso della S.Messa al Sacrario dei soldati morti nella Prima Guerra Mondiale:
Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.
Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!
La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”.
Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.
Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…
Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?».
Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.
Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre.
Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!
E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”.
E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.
Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni.
Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.
Non occorrerebbe aggiungere nulla a queste parole importanti, che rimarranno per sempre nei cuori delle persone perbene.
Prima effettivamente si poteva andare un poco approssimativamente al nocciolo del pensiero papale.
Ora non più!
Ora queste parole sono chiare, chiarissime.
Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!
Serve altro?
Serve altro?
Ci si può ancora nascondere dietro ai problemi occupazionali?
Si può far finta di nulla?
Si può ancora presentare gli ultimi ordigni innovativi, che uccidono senza distruggere o i carri armati di ultima generazione, tipo quelli dell'Oto Melara della mia città, con enfasi solenne e magari una benedizione vescovile, pensando alla tecnologia, alla gente che vi lavora, ai soldi che entrano?
No!
Non si può più!
Gli interessi del maligno, gli interessi dell'industria bellica sono il male del mondo.
Sono la molla che permette ai conflitti di esplodere.
Perché gli arsenali riempiti a scapito del cibo di chi è in difficoltà, devono essere svuotati, con la scusa della difesa o dell'attacco preventivo.
E successivamente riempiti.
Papa Francesco squarcia la lurida omertà di un potere politico indaffarato a trafficare in armi, a vendere armi.
E tutti i leccaculo che gravitano in questo mercifico mercato di morte sono responsabili del male del mondo.
Nulla potrà essere migliorato se non si chiudono le fabbriche di morte, se non emerge il rifiuto di un'umanità che deve impiegare le risorse per il bene comune.
A cominciare dal Presidente degli Stati Uniti d'America, eletto con i fondi messi a disposizione dagli armigeri stellati americani, finendo a questa nazione oramai allo sbando.
Arrivando ai cappellani militari utili come vedere Belen e Balotelli in biblioteca.
E' tempo di parlare come si mangia, di dire le cose come stanno.
E' finito il tempo che s'interpretava ed assolveva persino le bestemmie del Puttaniere, vedi mons. Fisichella e si cercava di modificare l'evangelico invito "il vostro parlare sia sì, sì, no, no" tentando di dire che tutto dovesse essere interpretato.
Papa Francesco parla semplicemente e chiaramente: dietro a tutto ci sono gli interessi delle industrie belliche.
E nessuno osa più prendere le parti dei cattivi, rosicando in tetre e maleodoranti bicocche solo in apparenza dorate...
Adelante Francisco!
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