domenica 9 novembre 2025

L'Amaca

 

Dove sta lo scandalo
di Michele Serra
La parola “patrimoniale” viene usata nel dibattito politico-economico come uno spauracchio. La si rimpiazzi, dunque, con formule più esplicative, che rendano meno lecite le urla di orrore (vedi Matteo Renzi ieri) al solo risuonare di quella parola.
Per esempio, proviamo a dirla così: far pagare più tasse ai ricchi in modo da far pagare meno tasse ai ceti medi e ai poveri. Oppure: ripartire la pressione fiscale in modo più equo; prendere i soldi là dove si sono nascosti e smetterla di andare a prelevarli sempre nelle stesse tasche, soprattutto quelle dei lavoratori dipendenti; reintrodurre, sui redditi molto alti, quelle aliquote che erano abituali nelle democrazie del Novecento (per esempio gli Stati Uniti) e sono state via via smantellate dalla destra liberista (per esempio negli Stati Uniti) senza che poi la destra populista, amica dei miliardari e spesso loro diretta emanazione, abbia osato ritoccarle.
Così va meglio? È meno traumatico? Meno scandaloso che dire “patrimoniale”? Non solo non c’è alcun nesso consequenziale tra “tassare i grandi patrimoni” e “aumentare le tasse”: è vero semmai il contrario, cioè che sarebbe possibile allentare la pressione fiscale (cosa che il governo Meloni non si sogna di fare) solo costringendo i molto ricchi a pagare tasse in misura proporzionale. Chiedere a pochi facoltosi, ai quali non manca nulla, di contribuire al bene pubblico in misura proporzionale alla loro fortuna: dove sta lo scandalo? Qualcuno è in grado di spiegarcelo?

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