La sinistra che rimprovera
DI MICHELE SERRA
Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori
palestinesi occupati. Ha riferito con chiarezza, e senza
reticenze, quanto accadeva e accade a Gaza. E lo ha fatto con
responsabilità ben superiori a quelle di un qualsiasi
opinionista. Tra tanti burocrati, mi è parsa una persona in
grado di restituire finalmente alle istituzioni un linguaggio
franco e non ipocrita.
In virtù di questa stima, rimango male impressionato dalla
maniera brusca, e molto ex cathedra, con la quale Albanese
affronta, sulla scena pubblica, le divergenze di opinioni su una
materia — i diritti umani — che è delicatissima di per sé, e tanto
più dovrebbe esserlo per Albanese, esperta di diritto
internazionale e, appunto, diritti umani.
Già diffuso dalle cronache l'episodio di Reggio Emilia, con il
sindaco (che la stava premiando) fischiato da alcuni per avere
ricordato anche le vittime del 7 ottobre, e la premiata che gli
ha espresso il suo «perdono» (a che titolo?) per avere osato
tanto, a patto che mai più si permetta di dire ciò che ha detto.
Ora si aggiunge l'abbandono di un talk show nel momento,
non credo casuale, nel quale un esponente di destra, citando
Liliana Segre, si è detto in disaccordo con il concetto di
genocidio.
Albanese, su Gaza, è un'autorità, non una militante. E mentre
di militanti se ne trovano a bizzeffe, sono le autorità che
difettano. A parte questo non credo che il mondo abbia
bisogno di rimproveri: ha un disperato bisogno di ragione, di
informazione e ove possibile di gentilezza. E volendo entrare
anche nel merito della militanza: la sinistra rimproverante ha
fatto il suo tempo, è di quella convincente che si sente la mancanza.
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