Tutto il peggio già accaduto
di Michele Serra
Irritato da uno spot dello Stato dell’Ontario nel quale si rivede e si risente Ronald Reagan che boccia la politica dei dazi, Trump in persona ha interrotto le trattative economiche con il Canada. Per poterle riaprire, il governo canadese ha dovuto ritirare quello spot. Nel caso Trump legga i giornali canadesi, che in prevalenza pullulano di ostilità nei suoi confronti, chiederebbe al governo di Ottawa di chiuderli o si accontenterebbe di comperarli o chiuderli lui?
L’episodio — assieme a tanti altri — non può essere liquidato come il capriccio di un prepotente. È — assieme a tanti altri — molto peggio. È l’arbitrio di un despota, che di libertà di critica non vuole sentire parlare. Trump ignora l’abc della tolleranza — o, se non lo ignora, lo calpesta. Riserva a se stesso il diritto di buttare merda (non metaforicamente) sugli americani che manifestano contro di lui, come nello spregevole video (violento, carico di odio) che ha diffuso sui suoi social. Ma non tollera alcuna forma di critica o di discussione, strozza le università non allineate, minaccia giornali e giornalisti non ossequiosi, spedisce l’esercito nelle città che non hanno votato per lui. Riserva a se stesso il diritto di insulto, e taccia di insulto nei suoi confronti ogni forma di opposizione. Che cos’è, se non la mentalità di un tiranno?
La domanda se la democrazia in America corra dei rischi è abbastanza bizzarra. Non è il futuro istituzionale a essere a rischio; è il presente di una nazione, della sua scena pubblica, del suo linguaggio politico, a essere scempiato. Non è quanto potrebbe accadere, è quanto è già accaduto, a partire dall’assalto al Parlamento e alla grazia concessa agli assalitori, a coprire di nero gli Stati Uniti.
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