giovedì 16 ottobre 2025

L'Amaca

 

Prima del generale venne il Salvini
di Michele Serra
È semplicemente surreale leggere che il capogruppo della Lega, Molinari, commentando il tonfo toscano, definisce “post-ideologico” il suo partito, che “ha sempre preso voti da destra, da sinistra e dal centro”. Dove ha abitato negli ultimi anni Molinari, a Timbouctou? Di cosa si è occupato, di import-export di gomme da camion?
Ma non lo sa che la Lega, da quando è anche nominalmente proprietà del Salvini, è diventata da tempo, per parole e atti, l’estrema destra dello schieramento politico nazionale (Meloni, al confronto del Salvini, sembra Chirac) e in Europa fa parte del gruppo parlamentare sovranista? Un partito trascinato dal suo leader con Le Pen, con Orbán, con Farage, con Putin, con chiunque abbia in odio la democrazia liberale, con quale faccia può essere definito “post-ideologico” dal suo capogruppo a Roma? Post-ideologica, semmai, è la sinistra, che non sa più che pesci pigliare. Ma il Salvini?
Si intuisce che Molinari non usi frequentare i naziskin e i leader delle curve ultras, ma non ha gli occhi per vedere e le orecchie per sentire? Vannacci non ha portato niente di nuovo o di diverso nella Lega del Salvini, al massimo un poco di folklore fascista in più.
Già il Salvini era riuscito nell’impresa, quasi circense, di scavalcare a destra i concessionari naturali del neofascismo: era necessario l’arrivo del generalissimo Vannacci (la cui somiglianza con Alberto Sordi comunque rassicura) perché Molinari e i leghisti “moderati” si accorgessero che la Decima Mas ce l’avevano già in casa? Va bene che la politica è l’arte della finzione. Ma così è davvero troppo.

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