mercoledì 29 ottobre 2025

Garante del c...!

 

Notoria dipendenza
DI MARCO TRAVAGLIO
La sconcezza del “garante della privacy” Agostino Ghiglia a rapporto nella sede FdI poco prima di votare la multa da 150 mila euro a Report s’è chiusa, per ora, a tarallucci e vino. Ghiglia ha detto di aver fatto tutto nella massima trasparenza: doveva parlare di libri con Italo Bocchino (e con chi se no) e ha incrociato di sfuggita Arianna Meloni nella sede del suo partito. In effetti, in quale altra sede avrebbe dovuto recarsi: quella del Pd o dei 5S? Il piccolo problema è che la legge impone “figure di notoria indipendenza” per le autorità di garanzia, mentre lui – ex parlamentare e dirigente Msi, An e FdI – è di notoria dipendenza. Come quasi tutti i membri delle “authority”, ridotte a cronicario per politici trombati o in via di riciclo. Quindi lo scandalo non è Ghiglia nella sede di FdI, ma nell’ufficio del Garante della Privacy. Vengono le lacrime agli occhi a pensare chi ne fu il primo presidente: Stefano Rodotà, un giurista che si sarebbe fatto uccidere per non subire pressioni politiche. Dopo di lui, il diluvio. Gli subentrò Soro, ex capogruppo del Pd, e trovò già lì l’ex deputato verde Paissan. Intanto all’Antitrust era planato Guazzaloca, ex sindaco di destra a Bologna appena sconfitto, ma soprattutto macellaio. Alla Consob regnò il forzista Vegas, passato senza fare un plissé da viceministro di B. ad arbitro dei mercati finanziari. In Consob c’è pure Gabriella Alemanno: non omonima, ma sorella di Gianni. Poi c’è l’Agcom: B. ci piazzò il manager di Publitalia e deputato forzista Martusciello nonché il dirigente Mediaset e sottosegretario Innocenzi; la Lega il suo parlamentare Capitanio. Poi arrivò Monti e nominò presidente un suo ex collaboratore in Ue, Cardani, seguito dal dem Giacomelli, sottosegretario uscente di Gentiloni. Quanto all’Antitrust, è guidata da Roberto Rustichelli, ex consigliere del governo B. e magistrato (un ossimoro).
Ma il caso più strepitoso è quello di Giancarlo Innocenzi, detto “Inox”, all’Agcom. Nel 2009 la Procura di Trani lo intercetta mentre B. gli detta un nuovo editto bulgaro: “Chiudiamo tutto, non solo Santoro: aprite il fuoco su tutte le trasmissioni di questo tipo”. Inclusa la Dandini. Lo incalza, lo cazzia, lo stalkerizza. Inox è disperato: “Berlusconi mi fa uno shampoo dopo l’altro e mi manda a fare in culo due volte al giorno”. Mobilita altri commissari. Vuole che il presidente Calabrò minacci la Rai con una multa del 3% sul fatturato (90 milioni). Persino Mauro Masi, Ad berlusconiano della Rai, definisce la pretesa di B. “roba che nemmeno nello Zimbabwe”. Ma l’anno dopo sia Santoro sia Dandini spariscono dalla Rai. Questo sono le “authority”: un Var gestito da Juve, Milan, Inter, Roma e Napoli. O le aboliamo, o cacciamo i partiti, o la smettiamo di meravigliarci.

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