sabato 6 settembre 2025

Lo sapevate?

 

Il collaudato sistema statunitense già perfezionato con Julian Assange

Gli Usa impongono una vita da paria ad Albanese: “Pago solo in contanti”
DI NICOLA BORZI
Fino a 20 anni di carcere e multe da 1 milione di dollari, nel caso dei cittadini Usa. Ma anche sanzioni civili che possono arrivare fino al doppio di ogni transazione o a un massimo di 320 mila dollari per ciascuna violazione. Ecco cosa rischia chiunque riceva o versi denaro a Francesca Albanese, la giurista italiana esperta di diritto internazionale e diritti umani che dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Con una decisione dell’amministrazione Usa datata 9 luglio, ad Albanese è stato vietato l’accesso al sistema finanziario statunitense. Non basta: per le sanzioni secondarie, qualunque istituzione finanziaria non si conformi al bando Usa contro Albanese, le apra o tenga aperto un conto corrente, accetti pagamenti o incassi per lei rischia la chiusura dei suoi rapporti negli Usa e il rifiuto dell’accesso ai pagamenti in dollari.
Così dal 9 luglio Albanese, residente a Tunisi, è di fatto un paria in tutto il mondo: non ha più un conto corrente né una carta di credito, non può effettuare pagamenti digitali o ricevere i suoi stipendi. Suo marito, un italiano che lavora per la Banca mondiale di Washington, e sua figlia, nata negli Usa, rischiano pesanti pene detentive e multe milionarie se pagano per lei o le prestano soldi. Tutto deriva dall’ordine esecutivo del presidente Usa Donald Trump del 6 febbraio contro i giudici della Corte penale internazionale dell’Aia, “colpevoli” di aver emesso mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra a Gaza. Il 16 giugno, come Relatrice speciale sui territori palestinesi occupati Albanese ha presentato all’Onu il rapporto intitolato Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio. Le ritorsioni di Washington non si sono fatte attendere: il 9 luglio le sanzioni Usa sono state estese anche a lei. Il segretario di Stato Marco Rubio l’ha attaccata dicendo che la sua “campagna di guerra politica ed economica contro gli Usa e Israele non sarà più tollerata” e contestandole “illegittimi e vergognosi sforzi per fare pressione sulla Corte penale internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani”. Né gli Stati Uniti né Israele sono parte della Corte, “il che rende la sua azione una grave violazione della sovranità di entrambi i Paesi. Albanese ha fomentato l’antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo per gli Stati Uniti e Israele”, ha detto Rubio.
Albanese ha denunciato questo attacco senza precedenti in una conferenza stampa organizzata due giorni fa in Senato da Alleanza Verdi Sinistra: “Dal 9 luglio, data delle sanzioni Usa, aspetto una soluzione che non arriva. Sono l’unica funzionaria Onu colpita da queste sanzioni. Ho provato ad aprire un conto in Italia con Banca Etica ma non è stato possibile, sto cercando di sondare altri istituti ma sinora senza soluzione. Mio marito ha il conto negli Usa perché lavora in Banca mondiale, ma non può ricevere né versare soldi a me, è passibile di arresto e di multe. Per venire in Italia ho dovuto farmi prestare soldi da mio fratello. Vivo solo con il contante o grazie a carte di credito di terzi, ma è una condizione insostenibile. La situazione può essere sbloccata solo da un deciso intervento del governo italiano e della Ue”. Sinora, però, tutto tace.

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