sabato 6 settembre 2025

L'Amaca

 

Ci vuole tempo e il tempo manca
di MICHELE SERRA
Avendo tredici anni, il giovane portiere di calcio picchiato dal padre quarantenne del portiere avversariomerita tutta la nostra sollecitudine e protezione. E continua a meritarla anche se si è capito, nelle ore successive all’accaduto, e al grande e istantaneo fracasso mediatico, che era stato proprio lui a provocare la rissa e ad alzare le mani per primo. Così da meritarsi una squalifica per un anno dalla sua federazione sportiva, che va ad aggiungersi alla prognosi, al gesso e alle bende.
Chiarita, a quanto pare, la dinamica dell’accaduto, e detto che al quarantenne non vanno concesse le attenuanti dovute ai ragazzini, ci sarebbe da riflettere (ammesso che ce ne sia il tempo) sulla superficialità e la sommarietà con la quale i media “bassi”, i social, tanto quanto i media “alti” (giornali e siti di news) danno conto delle notizie, dei fatti, di quel complicato intreccio di relazioni tra gli umani che è la realtà. La vittima, si è poi capito, non era solo vittima, era anche l’artefice del parapiglia. Il genitore picchiatore, bruto e sconsiderato, che dai primi resoconti pareva solamente bruto e sconsiderato, non ha agito d’acchito, ma di rimbalzo a precedenti violenze, che come adulto avrebbe avuto il dovere di sedare, e invece le ha aggravate.
Morale: ci è voluto un poco di tempo, per capire l’accaduto. Ma questo poco di tempo non è in dotazione al mondo mediatico, che invece reagisce “in diretta”, adrenalinico e irriflessivo, perché il solo merito che riconosce a se stesso è il tempo di reazione: e riflettere è una perdita di tempo. Dare una notizia “dopo gli altri”, ma darla meglio: è il titolo del corso di giornalismo che farei, se mi sentissi all’altezza di fare un corso di giornalismo.

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