mercoledì 3 settembre 2025

L'Amaca

 

Il paradiso dei farabutti
di Michele Serra
L’unica maniera per levare le proprie immagini (rubate) dal noto sito per guardoni del quale tanto si parla era: se paghi, accettiamo di togliere le tue foto.
Essendo quelle immagini refurtiva, è la vecchia logica dell’estorsione. “Ti hanno rubato il motorino? Se mi dai cinquecento euro te lo faccio ritrovare sotto casa. E ti faccio pure un favore”. In genere, è quello che ti ha rubato il motorino.
Si deve prendere atto, anche se sgomenta, che quella logica — che castiga la vittima e premia il delinquente — in rete è legge. In rete è consentito agire sotto anonimato (ferale, imperdonabile vizio nativo di quel mondo, fonte di ogni successivo disastro) e si è messi di fronte al fatto compiuto: furti di identità, furti di immagine, false notizie su personaggi pubblici usate come esca per lenzuolate pubblicitarie. Ed è sempre a carico del derubato, del calunniato l’onere della prova: sei tu che devi dimostrare di essere tu, mentre chi ti ha rubato il nome e il volto lo fa impunemente. E anche se riesci a dimostrarlo, che tu sei tu, il tuo rapitore quasi sempre continua a tenerti in ostaggio, perché le piattaforme, la cui etica ha più buchi di un gruviera, trovano comodo e conveniente mantenere alto il traffico, e scomodo e costoso tutelare la dignità delle persone.
Esemplare — tra mille — il caso del poeta per bambini Bruno Tognolini. Da un anno e mezzo uno o più mascalzoni gli hanno “scippato” il sito Yahoo e usano il suo nome, e le sue poesie, per pubblicizzare il gioco d’azzardo. Per bloccarli le ha tentate tutte: denunce, ricorsi, è in ballo anche una interrogazione parlamentare. Risultati: zero.
I titolari di quel sito fraudolento sono inconoscibili. Impuniti e impunibili. Che volete che gliene freghi, ai padroni della rete, di un poeta per bambini.

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