giovedì 28 agosto 2025

L'Amaca

 

La persona seria nuovo supereroe
di MICHELE SERRA
Dice Sorrentino che il protagonista del suo film La grazia, appena presentato a Venezia, è «una persona seria», e questa qualità mi ha colpito come se fosse una specie di super-potere. Come l’uomo invisibile, come Spiderman, come Hulk, la «persona seria» fa spicco per la sua eccezionalità, e ho voglia di vedere il film (anche perché amo molto il cinema di Sorrentino) per verificare se questa mia percezione abbia un fondamento. Se, cioè, la persona seria entra di diritto nel ristretto circolo dei supereroi.
Della scomparsa del concetto di serietà dalla scena politica ha scritto efficacemente, poche settimane fa, Walter Veltroni sulCorriere, ma mi sento di estendere questa osservazione anche al mondo della comunicazione in generale. Essendo lo scopo della comunicazione — a tutti i livelli — attirare l’attenzione degli altri a qualunque costo, si schiaccia su quasi tutti i tasti espressivi che “fanno il botto”: la brillantezza, la volgarità, l’aggressività, l’esibizionismo, il vittimismo e la richiesta di compassione, l’ostentazione dell’odio e quella dell’amore, l’emotività in ebollizione costante.
La serietà non corrisponde ad alcuno di questi registri, è riflessiva, spesso silenziosa, ha tempi lunghi e alla fine è sempre a rischio di essere noiosa. Ovvero di non essere notata, che è la peggiore sorte immaginabile da quando viviamo nella società dello spettacolo: se nessuno ci applaude e nessuno ci fischia, abbiamo il terrore di non esistere.
La serietà non è sinonimo dell’autorevolezza ma ne è la condizione: la introduce. Pare che la persona seria del film di Sorrentino abbia come suo compagno di strada il dubbio. Mi sono chiesto qual è l’ultima volta che ho sentito una persona pubblica rispondere “non lo so”, o “devo pensarci sopra”, a una domanda. Entrerebbe di diritto nell’albo, ristrettissimo, delle persone serie.

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