lunedì 16 giugno 2025

L'Intervista

 

Medio Oriente, buoni o cattivi è una fake di petrodollari e tv
DI ANTONELLO CAPORALE
“Prof. Università Trento: Hamas e Iran sotto accusa: gli altri Paesi del Golfo sono meglio?”
Professor Pejman Abdolmohammadi, lei è cittadino italiano ma ha sangue persiano e all’università di Trento illustra i caratteri politici dell’universo mediorientale. Possibile che i cattivi siano solo i terroristi di Hamas e i fanatici di Teheran? Il resto di quell’area è giardino fiorito?
Purtroppo l’immagine di questo quadrante del mondo subisce la narrazione figlia dei petrodollari e dei due media ormai mainstream: Al Jazeera e Al Arabiya. La prima è nata e prospera grazie ai soldi del regime del Qatar che in verità non si distingue per aperture ai diritti civili, né si conoscono meraviglie circa la libertà di stampa, ma anzi quel Paese resta ancorato al vizio autoritario che toglie al popolo la parola e i diritti. La seconda televisione che gestisce il grande flusso di informazioni da e per il Medio Oriente ha parentele strette con i fondi sovrani e la famiglia saudita.
E dunque per l’Occidente questi sono i buoni.
A Dubai compaiono gli schiavi, la corda lunga della società degli ultimi e degli oppressi, dei senza diritti, cittadini del nulla. Dubai ormai è meta turistica d’eccezione e i talenti delle società democratiche occidentali vanno lì, dietro compenso, a concedere una reputazione a chi davvero non potrebbe.
Il Bahrein è sede del Gran Premio di Formula Uno
Qui si misura la forza del denaro e appunto la capacità di manipolazione della realtà.
La democrazia si fattura e si vende al mercato delle opportunità politiche.
Un po’ sì: tu paghi, io faccio fattura e dico che il tuo mondo è buono.
Pensare che la Supercoppa italiana, la finale di calcio tra la vincitrice del campionato e quella che ha conquistato la Coppa Italia è stata giocata a Doha, due volte a Riad, una volta a Gedda.
Il Golfo Persico, negli anni, ha perso la qualificazione geografica. Adesso si scrive e si dice “il Golfo” al più “i Paesi del Golfo”.
Lei accusa quella che definisce “élite globalista”.
La responsabilità di questa situazione è di una porzione di mondo occidentale, una fetta delle democrazie cosiddette avanzate, insieme a una parte cinese, che hanno reso possibile una così importante manipolazione della realtà. È la teoria di coloro che sono stati i gendarmi del mondo, di chi ha dominato negli Stati Uniti, dalla famiglia Bush ai Biden.
Pensa che Donald Trump sia invece il liberatore degli oppressi?
Penso semplicemente che Trump voglia contestare questa deriva che ha reso le democrazie occidentali più fragili e più disponibili alle incursioni anche culturali autoritarie. Sa che adesso si possono finanziare le cattedre accademiche? Finanziare con qualche milione di dollari un insegnamento e sostenere un certo tipo di narrativa.
Trump sembra in verità un guerrafondaio.
Perchè si dimentica ciò che è stato fatto negli anni scorsi in Medio Oriente. Accordi di Abramo, inizio della fine dell’Isis e l’eliminazione iniziale delle proxy radicali.
Lei assolve Israele per l’attacco all’Iran.
Per me l’attacco è alla repubblica islamica non alla società. Anzi sostiene il movimento d’opposizione e rinforza l’idea che si possa superare quel sistema politico che ha soffocato, in numerose occasioni, le istanze di apertura democratica e le richieste di libertà.
Israele sarebbe dunque esercito liberatore in Iran e – sempre a quel che lei dice – oppressore a Gaza.
Netanyahu, in qualità di primo ministro israeliano, potrebbe fungere da catalizzatore per i già esistenti movimenti per la libertà; deve, tuttavia, stare attento a non rendere l’attacco così violento e sanguinoso da produrre l’effetto opposto: l’avvicinamento alla repubblica islamica da una parte della popolazione se si percepisce il pericolo di un bombardamento indiscriminato. So che Trump può imporre una linea di condotta originale e nuova rispetto a ciò che è stato fatto.
Netanyahu il liberatore di Teheran ha raso al suolo Gaza.
Credo comunque che saranno i persiani da sé a liberarsi. Sull’altro fonte invece l’errore più grande è di aver azzerato ogni possibilità di governo democratico, ogni crescita politica da parte della gioventù palestinese. È un errore enorme che Israele rischia di pagare ancora se non adotta una nuova strategia.

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