“Pensati padrona”. Il Ferragni-sorriso nasconde la crisi
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Escamotage. È come se un ristoratore diventasse cliente numero uno del proprio locale, perché nessun altro vuole andarci
Dalla polvere rosa sopra al Pandoro alla polvere grigia sotto al tappeto. Si potrebbe riassumere così l’ultimo annuncio trionfale di Chiara Ferragni nella sua pagina Instagram: “Voglio raccontarvi una cosa: sono per la prima volta diventata azionista di maggioranza di Chiara Ferragni Brand. Non è solo una questione di quote o di percentuali: è un inizio. Questa decisione è un passo concreto. È la scelta di rimettere le mani sulla mia storia, senza delegare, senza più far finta che tutto vada bene quando non va. È assumersi il peso e la bellezza di guidare, decidere, cambiare. L’essere libera per la prima volta nel portare avanti il mio brand ed il mio nome. Non voglio raccontare una favola, le favole non esistono. Ma so che sto provando a costruire qualcosa di nuovo. Con fatica, lucidità e responsabilità”.
Raccontata così, questa sembrerebbe essere davvero la storia di un riscatto che è appena iniziato: Chiara Ferragni ha rilevato le quote in Fenice (la società titolare dei marchi e di cui aveva il 32,5%) dai suoi soci Paolo Barletta e Pasquale Morgese e ora è azionista di maggioranza del suo brand. E sembrerebbe una storia che ha a che fare col desiderio di autodeterminarsi e di diventare professionalmente adulta, ma ancora una volta Chiara Ferragni preferisce “lo storytelling”, la frase “instagrammabile” alla verità nuda e cruda. Che non è una storia di emancipazione, ma un tentativo complesso e disperato di tamponare una situazione finanziaria disastrosa. Tentativo gestito interamente dall’amministratore unico di Fenice, Claudio Calabi. È lui, esperto in ristrutturazioni aziendali, a gestire questa fase post Pandorogate (insieme all’avvocato Giuseppe Iannaccone), e il fatto che l’influencer parli di sua “fatica, lucidità e responsabilità” fa sorridere: in questi ultimi giorni le fatiche erculee di Ferragni sono ampiamente documentate sui suoi social, tra le ennesime vacanze in Alsazia, Capalbio, Baleari, Forte dei Marmi e sondaggi quali “sto meglio con i capelli corti o lunghi?”. Certo, potrebbe esserci un lato faticoso della storia che non conosciamo, ma sui social “si è ciò che si comunica” e quello che Chiara Ferragni ha comunicato sui social dal Pandorogate in poi è la sua intenzione coriacea e imbarazzante di continuare la sua vita spensierata, adolescenziale. Chiara Ferragni è divenuta azionista di maggioranza del suo brand perché il brand “Chiara Ferragni” in questo momento può attirare solo una persona: lei.
Il socio Paolo Barletta non vedeva l’ora di sfilarsi e l’altro socio Pasquale Morgese è rimasto dentro mantenendo lo 0,2% di Fenice per una ragione non certo affettiva: potrà valutare un’eventuale azione di responsabilità, sempre che a breve nelle casse di Fenice resti ancora qualcosa.
Insomma, per citare qualcuno, è come dire “che un ristoratore è diventato il cliente numero uno del proprio locale, perché la verità è che gli altri non ci vogliono più venire”.
Tra l’altro, questo passaggio è stato possibile grazie a un aumento di capitale da 6,4 milioni che Chiara Ferragni ha sborsato di tasca sua, alla luce delle perdite del 2024 che ammontavano a più di 10 milioni. E questo è un punto cruciale. Chiara Ferragni sta attingendo dal suo patrimonio personale per mantenere in vita il brand che porta il suo nome, ma nessuno ha ancora capito due cose fondamentali: cosa le resti del suo patrimonio e quale sia la strategia per superare la crisi reputazionale che l’ha travolta.
Circa il suo patrimonio sappiamo che dopo aver sborsato 14 milioni per l’acquisto della sua casa a City Life, prima del Pandorogate le restavano circa 20 milioni di euro. Di questi sicuramente più di 2 sono stati investiti in spese legali, poi c’è stato l’aumento di capitale che le è costato 6 milioni e mezzo, le decine di viaggi costosi nel mondo, lo stile di vita e le spese di mantenimento della casa, di autisti, babysitter e collaboratori domestici. Come intuibile, Ferragni non è in fila alla Caritas, ma i soldi, anche se tanti, finiscono in fretta. L’unica soluzione per tamponare l’emorragia è vendere la sua casa (si dice che potrebbe valere 24 milioni) e secondo voci ufficiose l’influencer l’avrebbe già messa sul mercato (un calciatore sarebbe stato interessato), ma il suo ufficio stampa ha smentito categoricamente. Rimane il fatto che al di là dei comunicati trionfali, per la sua società lo scoglio più difficile da superare è negoziare con Safilo, Pigna e altre aziende che avevano comprato la licenza del suo marchio. E che ora, naturalmente, battono cassa per recuperare le perdite. Sembra che Calabi stia cercando di negoziare questo debito da milioni di euro e che lo stile di vita di Ferragni, nonché la sua frequentazione con Giovanni Tronchetti Provera, non siano utili a convincere le controparti della crisi economica in atto. Insomma, chi aiuta Ferragni a risolvere le sue grane finanziarie le starebbe suggerendo il basso profilo (anche perché il rischio dietro l’angolo si chiama “bancarotta”).
Dunque, torno alla domanda iniziale: come è possibile che Chiara Ferragni parli di “bellezza di guidare, decidere, cambiare… senza più delegare”, quando ha delegato tutto l’aspetto professionale e finanziario e non ha cambiato nulla del suo stile di vita e della sua narrazione social? (che pare ancora quella “Diavoletta87, il suo primo nickname). Ma soprattutto, non sembra esistere una strategia per riposizionarsi e riprendersi una qualunque fetta di mercato. Non saranno certo le copertine su Elle Romania, la presenza a un paio di sfilate in seconda fila o al Salone del mobile o il ruolo di testimonial di un improbabile shampoo vegano spagnolo a ridisegnare la sua reputazione. Servirebbero un piano e una rivoluzione delle abitudini di vita, niente più vacanze continue e vita adolescenziale, niente più comunicazione social da infuencer mai cresciuta, ma una seria immersione nel mondo dell’imprenditoria. E un nuovo modo di pensare a se stessa che non somigli a quel “Pensati libera” inciso sulla sua stola sanremese. Perché la verità è che per risollevarsi Chiara Ferragni avrebbe bisogno di iniziare a pensarsi oberata.
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