Niente sesso siamo italiani
di MICHELE SERRA
Educazione sessuale nelle scuole, anche al liceo, solo con il consenso dei genitori. Così secondo il ministro Valditara e secondo il governo Meloni. Ne deriva l’impressione che la scuola pubblica, a partire dal suo ministro, non si sente in grado di gestire in modo autonomo e autorevole le informazioni scientifiche (biologiche e psicologiche) e gli orientamenti etici in materia. Più volgarmente, diciamo che la destra teme che il dogma, squisitamente ideologico, della “famiglia tradizionale”, possa reggere a fatica il confronto con una trattazione non dogmatica, e più empirica, dell’argomento. E dunque preferisce appellarsi “ai papà e alle mamme”, come direbbe il Salvini, per arginare la presunta deriva morale in atto.
Si capisce che la riproduzione della specie, l’eros, i rapporti affettivi tra le persone, sono una materia molto complicata. Ma è mai possibile che non esista una maniera “pubblica”, condivisa, delicata, rispettosa di tutti, per raccontare ai bambini e ai ragazzi che cosa accade in amore, e che cosa non è lecito che accada?
E quali sono i limiti invalicabili di ciascuno di noi nel rapporto con le altre persone fisiche, con il loro corpo e la loro dignità?
A questa stregua, perché non sottoporre “ai papà e alle mamme” l’intero programma scolastico? Forse che la storia non è soggetta a interpretazioni le più difformi?
Le scienze, non sono forse materia di incessante discussione, e continua evoluzione? E la letteratura e l’arte, dal momento che non c’è corrente critica combaciante con le altre, non sarà meglio anche quelle affidarle al controllo sapiente dei genitori, che magari considerano l’astrattismo arte degenerata e non vogliono esporre la figlioletta, il pargoletto, a certe oscenità?
E infine, che ce ne facciamo di una scuola pubblica che non se la sente di contrariare il genitore bigotto, la famiglia intollerante, e anzi quasi li asseconda?
Nessun commento:
Posta un commento