domenica 20 aprile 2025

Modus operandi



Li guardo, li osservo, sono perplesso, forse pregno di un mix di sentimenti, chissà se pure farciti da una velatura di xenofobia. Sono il prodotto di questi tempi, s’assiepano in lidi, smaniano di farsi depredare, scattano foto, ansimano. Compartecipo al loro patimento, piove governo ladro, avrebbero voluto assaltare paesini ameni, belli perché solitari, sminuzzano guide, infarciscono trenini, guardano estasiati normalità acclarate. Centottantasei contenitori galleggianti sbarcheranno da qui ad ottobre, l’autostrada già rigonfia di voraci goduriosi, tutti protesi a guardare ciò che di default dovrebbe essere ammirato nel silenzio, chimera oramai dissolta. L’idiosincrasia di questi tempi verso ciò che è il bello è eclatante, ossia visitare gli Uffizi a novembre, i musei vaticani in giorni feriali uggiosi, lasciando il cellulare spento, agevolando le foto dell’anima, porsi dinnanzi a Federico da Montefeltro per carpire la fragranza di Piero della Francesca, sbigottire con la Scuola di Atene di Raffaello, rigorosamente avviluppati nel silenzio vettore della beltà. Ma questi sono oramai pensieri d’archeologia, l’attuale mainstream dileggia, sfotte in compagnia dei ridanciani assalitori convinti che questo modus operandi sia degno dei tempi nostrani, del vortice ciclonico che tutto agevola purché non sia silenzio contemplativo, porta santa dell’accrescimento, del confronto, della riflessione, bazzecole oramai in disuso.

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