venerdì 25 aprile 2025

L'Amaca

 

È il 25 aprile viva la libertà
di MICHELE SERRA
Non avendo, quelli come me, indicazioni da dare per l’anniversario della Marcia su Roma, non capisco perché questo governo abbia voluto darne a noi altri per il Venticinque aprile, con la comica raccomandazione “fatelo sobrio”, come se fino a qui fosse stato in vigore il “famolo strano”, con danze sfrenate, ubriachezze collettive e baccanali.
In considerazione del fatto che, con la festa della Liberazione, questo governo c’entra come un cantante neomelodico con il punk (e viceversa); che non l’hanno mai festeggiata e semmai evitata come la peste; che non solo non è la loro festa, ma è la ricorrenza della sconfitta di Dio, Patria e Famiglia come forma violenta del potere, e bastonate e galera a chi non era d’accordo; perché non se ne sono stati zitti, come sarebbe stato elegante e conveniente fare?
I cinque giorni di lutto nazionale per la morte del papa sono un’esagerazione zelante che perfino un ammiratore di Francesco, come chi scrive, vive con un certo fastidio: la famosa laicità dello Stato ne esce un poco ammaccata. Ma che la compunzione governativa porti a considerare anche il Venticinque aprile, da sempre memoria dei morti per la libertà, e fiori sui cippi partigiani, e omaggio alle ragazze e ai ragazzi che ci resero liberi, come una specie di baldoria che rischia di violare il lutto: beh, ma fateci il piacere, ma fatevi una manica di cavoli vostri, che il Venticinque aprile non vi appartiene, per vostra colpa ma soprattutto per vostra sfortuna.
Come tutti gli anni, oggi ho una rosa bianca da portare sulla tomba di una persona. Sarò sobrissimo — la rosa è una sola, e bianca come l’innocenza dei giusti. Buon Venticinque aprile a tutti, viva la libertà e viva la Costituzione.

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