Salvate il soldato Mario
DI MARCO TRAVAGLIO
Qualcuno dovrebbe difendere Mario Draghi dallo stalking di Renzi, che da cinque anni gli fa da piazzista non richiesto stampandogli sulle gote un bacio della morte dopo l’altro. Non bastando i danni che gli ha fatto mandandolo al governo nel 2021 (flop totale), poi appoggiando la sua autocandidatura al Quirinale (altro fiasco epocale), infine usando come testimonial lui e la sua misteriosa Agenda alle elezioni del 2022 per il famoso Terzo Polo (sesto su sei), ora vuole spedirlo a Washington a trattare con Trump per l’intera Ue: “Sono tempi difficili. Serve un inviato speciale per la trattativa con Trump. Un leader autorevole, credibile, forte. Bruxelles deve chiedere a Draghi di trattare con Trump a nome di tutta Europa”. Ora, visto come Trump tratta chiunque abbia avuto a che fare con Biden, dei cui ordini Draghi fu un fedele esecutore senza neppure accorgersi che era completamente rincoglionito, la missione alla Casa Bianca parte sotto i migliori auspici. Se Trump con Zelensky si era limitato ad alzare la voce, con Draghi potrebbe passare alle vie di fatto, magari aiutato da uno dei simpatici wrestler grandi come armadi a tripla anta che si porta appresso. Ma c’è anche un altro piccolo problema: l’Ue che dovrebbe compattarsi per la prima volta nella sua esistenza per scegliere Draghi come suo inviato è la stessa che ha prontamente archiviato nel cestino il famoso “Rapporto Draghi” sulla competitività (accolto trionfalmente solo sui media italiani, che si bevono tutto). La stessa che, quando SuperMario era premier, gli bocciò un’ottantina di volte l’inutile “price cap” sul gas, per poi approvarne una versione ancor più ridicola appena arrivò la Meloni.
Del resto chi non ricorda le sue dotte analisi sul Green Pass come “garanzia ai cittadini di ritrovarsi tra persone non contagiose” (poi si beccò il Covid e tutti pensarono che fosse un pericoloso No Vax e No Green Pass)? E i suoi autorevoli oracoli su “vittoria dell’Ucraina e sconfitta della Russia”? E le sue informatissime centurie sull’“effetto dirompente delle sanzioni alla Russia, che avranno il massimo impatto in estate” (correva l’anno 2022)? E la sua recente ideona di combattere i dazi smettendola di puntare tutto sulle esportazioni e potenziando la domanda interna, lievemente stridente con le politiche recessive (anche sue) che fanno dell’Italia il Paese Ue con gli stipendi più bassi senza neppure un salario minimo (che Conte aveva inserito nel Pnrr e lui aveva tolto)? Però, ove mai si ritrovasse nello Studio Ovale, Draghi potrebbe bissare la gag più irresistibile del suo repertorio: “Preferisce la pace o il condizionatore acceso?”. Al che Trump potrebbe sembrare persino lucido e rispondergli: “Tutt’e due”.
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