Il passato ostaggio del presente
DI MICHELE SERRA
Si va verso il Giorno della Memoria in un clima aspro, sgradevole, come se il presente imponesse il suo dazio e impedisse di raccogliersi in silenzio, e in concordia, attorno a una delle massime tragedie della storia.
Così che perfino il più unanime dei giudizi storici, quello sulla Shoah, che vede l’umanità intera chinarsi sulle vittime, e solo gli eredi dei carnefici in disparte, risulta quasi incrinato da divisioni e polemiche che con la memoria di quello sterminio inaudito non hanno niente a che vedere.
Da un lato gli insulti, stupidi e feroci, a Liliana Segre, considerata corresponsabile, in quanto ebrea, della politica di Israele, a conferma che sì, purtroppo non è più così netto il confine tra antisionismo e antisemitismo, tra ostilità politica e ostilità razziale.
Dall’altro la decisione della Comunità ebraica milanese di disertare l’incontro del 27 gennaio per la presenza di associazioni, come l’Anpi, ritenute “troppo filopalestinesi”, a conferma che sì, criticare la distruzione di Gaza e l’annessionismo del governo Netanyahu in Cisgiordania (che nel sito della Comunità milanese viene chiamata “Giudea e Samaria”, come usa la destra nazionalista israeliana: e vale quanto una scelta di campo) viene considerato incompatibile con la memoria della Shoah. Il passato diventa ostaggio del presente, viene usato, o abusato, per alzare la voce sullebreaking news . Non se ne esce, non ci si rigira più, è come se gli uomini di buona volontà fossero in ostaggio dei faziosi: così è la guerra, del resto, un baccano diabolico che ruba il tempo e lo spazio al silenzio.
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