Chissà se avrà pensato nel suo Pensiero “e questi chi sono, cosa vogliono da me?!” l’Altissimo durante l’inaugurazione di Notre Dame, rimessa in piedi in soli cinque anni dal terribile incendio che l’avviluppò senza alcuna deferenza.
Effettivamente vedersi davanti uno spocchioso francesino con zia al seguito, abile manipolatore di decisioni democratiche che, meglio dei gabolatori dei piazzali degli autogrill nascondenti la campanellina agli astanti somari, ha inficiato la vittoria della sinistra con governicchi patacca utili solo a proseguire nella presa per il culo europea ai sani e puri di cuore, che la strega Ursula agevolerà pure nel prossimo lustro; il Biondone Instabile neo padrone della Biglia Blu che al tempo dell’incendio voleva mandare i canadian air per spegnerlo infischiandosene del crollo totale che la massa d’acqua avrebbe provocato, con al seguito il Toxicum Miliardario Marziano attualmente in cerca di uno stipendio di 56 miliardi di dollari annui, eclatante esempio di concordanza con la padrona di casa, la carità cristiana; l’Aizzante Ricercatore di Ordigni per scatenare la Terza e definitiva guerra mondiale, non in mimetica, e scodinzolante con chicchessia per procacciarsi razzi ed affini; la nostra Ducetta elargitrice di dorate vacanze albanesi alle Forze Armate, che gliene fregava meno della valenza di un discorso di Donzelli della riapertura di Notre Dame, perché era lì solo ad elemosinare uno sguardo, un sorriso dello psicolabile con in testa uno scoiattolo per noti fini di propaganda del gestore Sechi; Insomma: quel “E questi cosa vogliono?” vorrei tanto che sia stato pensato!
Bene, benissimo ha fatto Papa Francesco a lasciar che “i morti seppelliscano i morti” ossia che la gentaglia di cui sopra che ha pedissequamente insonorizzato le sue parole, deridendole pure, sul privilegiare il dialogo alle pallottole, non meriti nessun riguardo.
Così dunque sacro e profano proseguono nel mescolamento di intenti, disuguagliando sempre più gli strati sociali, con prima classe lontana oramai anni luce dalla normalità della vita, come ad esempio la prima della Scala ogni anno testé ci rammenta, e, mannaggia alla tradizione, la povertà semplice della Mangiatoia invece, ad ogni giro temporale, parrebbe stridere con il buco col vuoto attorno che è l’affanno predatorio dicembrino, tant’è che, si mormora, qualcuno dall’alto del fascio potere, abbia contattato le gerarchie di rosso vestite per un cambio di location del presepe, il Twiga ad esempio, perché no? Se nessuno ha assaltato i palazzi romani per l’aumento di un euro e ottanta centesimi delle pensioni minime, vuole dire che ci possiamo bere, belando, di tutto!
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