martedì 12 novembre 2024

Posto ma non sono d'accordo!

 

Manco le basi
di Marco Travaglio
Ormai, in questa batracomiomachia che parodizza le tragedie degli anni 70, non passa giorno senza che uno di destra voglia tappare la bocca a uno di sinistra, e viceversa. Tizio non deve parlare, Caio va punito per aver detto la tal cosa, il circolo o il sito Sempronio va chiuso, il corteo X o Y va proibito. La democrazia non muore perché è tornato il fascismo o il comunismo, come dicono gli opposti cabarettismi, ma perché nessuno si ricorda più che cos’è: un sistema faticosissimo, ma meno inaccettabile degli altri, dove tutti sono liberi di parlare e manifestare, anche per dire bestialità. Difendere questa libertà di tutti non significa che hanno tutti ragione: possono avere anche tutti torto, ma nessuno deve temere per ciò che dice. I veri (e rari) democratici si distinguono proprio quando difendono la libertà di chi è più lontano da loro. Esempio: che CasaPound sfili a pochi passi dalla stazione di Bologna, luogo della strage fascista, è osceno: ma nessuno può impedirlo. Se poi si commettono reati, la polizia interviene: dopo, non prima. E se gli antifascisti – ci mancherebbe – vogliono contestare la marcia di CasaPound, devono poterlo fare senza manganellate né cariche preventive.
Non è un’opinione. È l’articolo 17 della Costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Articolo che non specifica per cosa o contro chi si manifesta: si può farlo sempre senza chiedere il permesso, ma solo dando il preavviso. Punto. Lo stesso vale per le continue guerre verbali su ciò che dice questo o quello. Se Saviano vuol dare la colpa della mattanza dei ragazzini di Napoli al governo, è liberissimo di farlo senza che il partito della premier lo additi al linciaggio come “sciacallo senza dignità”. Se un prof di liceo insulta e minaccia (criticare è un’altra cosa) un ministro, questi può querelarlo (e con buone speranze in tribunale), ma non levargli il lavoro per tre mesi e dimezzargli il già misero stipendio. L’articolo 21 della Carta dice che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Cioè include anche il diritto alla cazzata. Chi solidarizza con Saviano e col prof, però, dovrebbe smettere di chiedere punizioni esemplari per le sparate di Vannacci&C. e dei negazionisti del clima, del Covid, del gender, della storia. E nessuno dovrebbe chiedere di vietare cortei e chiudere siti web e centri sociali di qualunque colore. Semmai sgomberare i palazzi che occupano illegalmente. Tutti, però.

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