Popolo contro popolo
DI MICHELE SERRA
Il conteggio (quasi) definitivo del voto per le presidenziali Usa dice: Trump 49,8 per cento, Harris 48,3. Solo un punto e mezzo di differenza. Mezza America ha votato dem, una mezza America un poco piùnumerosa ha votato Trump. Si chiama bipolarismo e vede fronteggiarsi — lo dicono i numeri — due grandi blocchi di popolo. Quello che prevale, governa.
Se la partita fosse davvero stata “popolo controélite”,come la moda ideologica del momento fa dire non solamente ai media di destra, ma anche a parecchi commentatori progressisti, i numeri sarebbero, ovviamente, molto diversi. La partita è stata invece, con ogni evidenza, popolo contro popolo, ed è uno scenario profondamente differente. Gli intellettuali e gli artisti, la borghesia colta, i ceti urbani meno spaventati dalla globalizzazione e dai mutamenti dei costumi, sono certamente una componente importante dei dem; ma basterebbero a malapena ad arrivare al 10 per cento del totale. Il resto, il grosso, sono decine di milioni di voti popolari, donne, ragazzi, operai, minoranze etniche che con leélitec’entrano quanto il voto popolare repubblicano c’entra con i miliardari come Musk e Trump: niente.
La menzogna fondativa del populismo va confutata radicalmente. Dire che la sinistra occidentale non ha saputo governare la globalizzazione come avrebbe dovuto è pura verità. Dire che questo errore le è costato il voto popolare quasi al completo è un falso aritmetico e un falso storico. La sinistra, nei Paesi occidentali, è popolare tanto quanto la destra populista, e nelle scelte politiche (difesa del welfare, tasse proporzionali al reddito) lo è molto di più. Se riuscirà a esserlo con maggiore energia, tornerà a governare.
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