Tragedia e commedia
DI MICHELE SERRA
Il Bandecchi, quando strilla «comunisti di merda», sembra un comico di seconda mano bocciato alle selezioni diZelig: “Grazie, divertente la parte dell’omone che sbraita, ma è da caratterista, qui c’è bisogno di gente capace di far ridere per più di dieci secondi. Si trovi uno bravo e gli faccia da spalla, forse funziona”.
Il Salvini, con le sue «zecche rosse», sembra un personaggio di Corrado Guzzanti, l’uomo di Stato che non ce la fa, se mette la giacca gli strippa sulla pancia, se vede una salsiccia interrompe il comizio per mangiarla, se comincia a parlare gli parte l’embolo (cit.Littizzetto) e sbraca all’istante.
Elon Musk avrebbe avuto la prima pagina diCuore almeno una volta su tre, il riccone fuori di testa che vuole colonizzare Marte e trasformare il cervello umano in una Tesla, niente fa ridere più della megalomania.
Quanto all’amministrazione Trump nel suo insieme, anche grazie alla nomina di quella che ha sparato al suo cane perché indisciplinato, nemmeno Mel Brooks avrebbe saputo mettere insieme un cast simile.
Purtroppo, ogni volta che uno di questi qui ne spara una grossa si leva, a sinistra, una geremiade di dichiarazioni indignate e compunte: come se ci fosse bisogno di spiegare che non si dice comunisti di merda e che un ministro non deve parlare come l’avventore di una bettola poco prima di essere cacciato fuori dal barista. Nessuno nega che questi signori siano attori potenziali di una tragedia.
Ma il comico è il tragico visto di spalle, e prendere per i fondelli i prepotenti è un dovere morale. Il senso del ridicolo è la sola evidente forma di egemonia culturale che rimane da spendere contro chi non ne dispone.
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