E sì, capita che gli avversari politici siano cattivi e i giornalisti carogne. Ma il problema rimane, e porgerlo su vassoio d’argento o farne una polpetta avvelenata non ne cambia la sostanza: può o non può uno dei responsabili della sanità pubblica nazionale avere interessi in una struttura privata che per vendere meglio i suoi servigi punta i riflettori sulle inefficienze del sistema pubblico? Gentile viceministro Gemmato, si rassegni: la risposta è no. Poi lei può farsene una ragione tutta sua, pensare che si tratti solamente di una trama ostile e rimanere serenamente al suo posto. Ma guardi: si sbaglia. Il suo nemico non è la sinistra. È l’etica pubblica.
Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
venerdì 1 novembre 2024
L'Amaca
Quando il nemico è l’etica pubblica
DI MICHELE SERRA
Si capisce che il sottosegretario alla Salute Gemmato sia molto risentito per gli attacchi politici che lo riguardano. Non dev’essere piacevole. D’altra parte, se si assumono incarichi di governo, si deve sapere che il profilo professionale e lo status economico cessano di essere affare proprio, e diventano affare pubblico. E avere una partecipazione, anche piccola, in una struttura privata che pubblicizza se stessa come alternativa al malfunzionamento della sanità pubblica, non è difendibile per un viceministro alla salute pubblica.
Gemmato, naturalmente, ha infiniti predecessori. I conflitti di interesse e le incompatibilità tra ruolo pubblico e faccende personali sono, in Italia, un inciampo molto frequente, e per altro ogni volta superato con un “oplà!”, un sorriso allegro (Berlusconi) o un’autoassoluzione, corredata dalle pacche sulle spalle degli amici e dalla amareggiata denuncia di quanto siano cattivi e meschini gli avversari politici, quanto carogne i giornalisti.
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