Mi ha fatto sbellicare oltremodo la recita -ops!- il discorso del Rampollo in Cina in occasione dell’inaugurazione della Cattedra Agnelli di Cultura Italiana all’Università di Pechino. L’ho letto d’un fiato, basito per cotanto coraggio.
Mi spiego con le sue dorate parole:
“Questo fatto mi rende orgoglioso sia come italiano che come membro di una famiglia che ha fatto dell’istruzione il centro del proprio impegno filantropo.”
Dai Jaki non scherzare! Come italiano? Che italiano? Quello che decentra le proprie aziende, quello che paga le tasse in Olanda, quello che da lustri pretende aiuti dallo Stato, circa una ventina di miliardi in trent’anni? Che usa la forza lavorativa per spremere prebende? E vogliamo parlare del vostro rischio d’impresa che ad ogni impercettibile segno di discesa del lucro mandate migliaia di lavoratori in cassa integrazione? Dai Jaki non scherzare!
Ma c’è un passo nel finale che mi sconquassa il core!
“Vorrei concludere con un detto latino: Docendo discimus (insegnando, impariamo)
Okkio Jaki che se istruisci bene le menti s’accendono e poi si domanderebbero: ma che società è questa che spreme vite umane per il sollazzo di pochi?
Personalmente avrei chiosato col classico canto d’un tempo:”come mai, come mai sempre in culo agli operai?”
Nessun commento:
Posta un commento