Harris e Trump: la causa e l’effetto del naufragio
di Elena Basile
Ho in mente un titolo per il mio nuovo libro: “Un approdo per noi naufraghi”. Osservando il dibattito pubblico negli Stati Uniti che precede le elezioni ho infatti la percezione netta di un Occidente che naufraga. La mancanza di cultura, la volgarità e il kitsch che impera, l’ipocrisia e l’ideologia dell’uomo bianco civilizzatore, le politiche classiste, l’affossamento dello Stato sociale, lo spettacolo sfrontato nel quale si balla e si ride nonostante le guerre in corso e le loro vittime, le guerre per le quali le élite statunitensi conservano una responsabilità rilevante. In una gradazione che non fa la differenza, queste caratteristiche appartengono a entrambi gli schieramenti. Esprimono l’imbarbarimento di una società materialistica e consumistica, di una oligarchia che ha minato ai capisaldi delle democrazie nate nel dopoguerra: istruzione pubblica, sanità, diritti sociali, cultura non pilotata dalla politica e dall’industria, stampa libera.
La società americana è sempre stata l’avanguardia di quella europea. Identiche trasformazioni neoliberiste hanno cambiato l’humus culturale dell’Europa. La stampa mainstream, dal New York Times al Corriere della Sera, cerca di convincerci che c’è un fascismo da abbattere e che i Democratici e le loro brutte copie europee rappresentino l’argine. In parte è vero: Renzi in fondo è diverso dalla Meloni come la Harris è diversa da Trump. Eppure, se vogliamo essere onesti, dobbiamo riconoscere che i partiti che dovrebbero opporsi al “fascismo” sono quelli che ci hanno accompagnato all’attuale deriva. La destra impresentabile nasce dal rifiuto dei perdenti della globalizzazione, dalla rivolta delle minoranze non protette e non funzionali al potere delle oligarchie della finanza.
Votano a destra il trash bianco, la piccola industria, il ceto medio impoverito, gli operai parcellizzati, minacciati dal lavoro nero dei migranti, le vittime della ineguaglianza sociale. La destra è il prodotto delle politiche neo-liberali, del prevalere dell’Economia sulla Politica. Il “There is no alternative” di Margaret Thatcher è divenuto lo slogan, al netto della propaganda, non solo di Ronald Reagan, dei conservatori e liberali europei, ma dello stesso centro-sinistra, di un socialismo riformista moribondo.
I Democratici costituiscono l’articolazione classica delle oligarchie della finanza che hanno costruito questo mondo nel quale naufraghiamo. Trump e le destre europee sono il risultato. La guerra contro la Russia per interposta Ucraina e il possibile genocidio a Gaza sono la cartina di tornasole dell’élite occidentale, della sua tracotanza. Per i propri interessi decide il massacro dei popoli. Nulla di nuovo sotto il sole, mi si dirà. Come afferma Edgar Morin, la barbarie è stata sempre una componente delle civiltà. Gli schiavi sono morti nella costruzione delle piramidi, il genocidio dei nativi ha permesso la nascita degli Stati Uniti.
Oggi tuttavia non sta nascendo una civiltà: sta morendo al contrario un mondo e i mostri si scatenano. Come non essere complici? Votando la Harris oppure Trump, la Meloni oppure la Schlein? Non scherziamo. La società civile consapevole europea deve denunciare la barbarie che si incarna purtroppo nelle nostre élite, deve urlare la propria protesta contro le guerre imperialistiche. Gli stessi che difendono l’Ucraina aggredita e la libertà dell’Occidente riforniscono di armi Israele. I bambini agonizzanti possono dire grazie non solo a Trump e alla Meloni, ma anche alla Harris e a Renzi.
Non so se l’Europa si risveglierà dal suo letargo. La continuità prevarrà, gli interessi veri dei popoli europei saranno traditi, come gli ideali di pace e prosperità. Eppure se il volto brutale degli Stati Uniti si imponesse, la retorica dell’ordine liberale sarebbe più facilmente demistificabile. Forse si potrebbe sperare di tornare al 2003 quando Rampini e tutto il centrosinistra scendevano in piazza contro la guerra in Iraq di George W. Bush? Lo scetticismo non ci fa intravedere una terra di approdo. Il dissenso si frantuma, gli intellettuali sono inesistenti. La politica è una barzelletta. Leggo il mite Cazzullo (che in uno show televisivo mi accusò di volere un maggior numero di ostaggi americani senza permettermi di terminare la frase), che oggi ripropone in sostituzione di Fitto il capo del Dis, Elisabetta Belloni, la candidata a tutto di cui non si conosce il pensiero, e mi viene da sorridere. Questo è l’establishment? Unisce la Von der Leyen alla Meloni, al capo del Dis, a Renzi, alla stampa mainstream, e la politica è costituita dalle loro beghe e ridicole ambizioni. Intanto l’Europa come comunità di destino, l’Europa neutrale che vorrebbe Morin, l’Europa sociale, culla di pace e cultura, muore di fronte a noi, naufraghi impotenti.
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