L’autocrazia del denaro
DI MICHELE SERRA
Se la democrazia è ricerca di equilibrio tra i poteri, nel tentativo precario ma giusto di impedire che qualcuno sia “meno uguale” degli altri e possa sopraffarli, la sua smentita materiale viene dall’economia di mercato, almeno nella sua forma attuale. Non esiste calmiere o contromisura (per esempio: una forte tassazione, o leggi antitrust efficaci) che impedisca a singoli individui di accumulare quantità di denaro smisurate, forse mai viste al mondo, arrivando a condizionare la politica e la vita sociale almeno tanto quanto potrebbe fare un partito. Con la differenza che un partito è un’entità elettiva, rappresentativa di moltitudini.
In rappresentanza solo di se stesso, Elon Musk, secondo un’inchiesta del Wall Street Journal ,avrebbe un rapporto diretto e frequente con Vladimir Putin. Forte della sua flotta privata di satelliti, della sua posizione di punta nell’IA, della sua corsa al cosmo, Musk parla al presidente della Russia da pari a pari, dall’alto di un potere economico che diventa, di fatto, potere politico. Questo potere politico (che, ripeto, rappresenta una sola persona) è un problema gigantesco, perché per sua natura, anche se con le intenzioni più virtuose (e non è il caso di Musk), tende a scavalcare con totale disinvoltura le istituzioni, i governi, le convenzioni tra gli Stati, quel poco o quel tanto che siamo riusciti a fare per dare una forma collettiva e trasparente alla politica. I soldi hanno sempre fatto la storia del mondo. Basti pensare alla Compagnia delle Indie, o alla conquista delle Americhe. Ma ci eravamo illusi che, almeno in una certa misura, la democrazia politica potesse fare da contrappeso all’autocrazia economica.
Così non è.
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