martedì 10 settembre 2024

Tresche

 

Patrioti sfascia-famiglie meglio amanti e parenti
DI DANIELA RANIERI
“Dio, Patria e Famiglia!”, ripeteva ancora Meloni, urlando, qualche tempo fa; e se sui primi due meglio soprassedere (“Dio è con noi” era un motto nazista, e comunque c’è da dubitarne a guardare da vicino i La Russa, i Lollobrigida, i Pozzolo; la Patria – quella che, contrariamente a quanto impone la Costituzione, ripudia la guerra solo qualche volta ed è sacro dovere del cittadino difendere anche se non è la propria – s’è ridotta a cortile degli Usa), dalle parti della destra conservatrice italiana la Famiglia se la passa malissimo.
I patrioti, che hanno preso i voti promettendo un’anacronistica difesa della tradizione e della famiglia naturale da tutte le insidie del demonio progressista, distruggono la loro con destrezza da pop-star. Meloni, Sangiuliano, Lollobrigida, Santanchè: tutti separati, conviventi more uxorio, divorziati, cornificanti/ti, con la specifica che la capa del governo ha mollato via social network il compagno giornalista Mediaset, obiettivissimo conduttore di un programma di politica e attualità oltre che gentleman, col probo Berlusconi che le fiatava sul collo alludendo a possibili licenziamenti; che uno di questi, ministro, s’è appena separato dalla moglie, incidentalmente sorella della Meloni, che è capo della segreteria del partito per evidenti meriti; che un altro di questi, sempre ministro, s’è messo a brigare per far entrare al ministero la sua partner in adulterio quale “Consulente per i Grandi Eventi”, tra i quali va forse annoverato l’inopinato evento della consumazione, diciamo, dell’atto; menzione speciale per Santanchè, che porta ancora il cognome del primo marito e adesso sta con uno a cui ha rifilato la sua società inguaiata e che millanta titoli nobiliari, ciò che ha costretto gli eredi Asburgo-Lorena a diffidarlo. A onor del vero, i politici di questa destra non vanno ai Family Day, come invece facevano i beghini miracolati da Berlusconi, che ci andava lui stesso con sprezzo del ridicolo e del principio di realtà, nel tempo lasciatogli libero dal bunga bunga.
Ma l’ipocrisia non difetta nemmeno a questa destra meno bacchettona, ancorché più furba (ha voglia Meloni a dire che “Dio, Patria e Famiglia” è un motto mazziniano: lei sa a chi parla). Dalle Tesi di Trieste, manifesto ideologico di Fratelli d’Italia (preso dal sito personale di Giorgia Meloni): “La nostra priorità è difendere la natalità e la famiglia naturale, quale architrave della nostra società e il primo nucleo di solidarietà”. Per carità, bellissime parole, anche se non sfugge che quel “naturale” non vuol dire tanto “sotto l’egida del matrimonio canonico”, ma “tra uomo e donna biologici” e, come disse a Porta a Porta la nipote del Duce (che oggi si ricicla quale paladina dei diritti civili e il cui marito fu coinvolto in uno scandalo con prostitute minorenni), “meglio fascista che frocio”. “Difendere la famiglia e la nostra identità vuol dire anche difendere i nostri figli dall’aggressione dell’ideologia gender che vorrebbe cancellare la differenza tra uomo e donna e imporre nella nostra società l’assurda utopia del neutro e la follia delle adozioni per le coppie omosessuali”, infatti. A quanto pare a minacciare la famiglia non erano tanto l’ideologia gender e l’utero in affitto, quanto le “influencer del wedding” campane.
E la Famiglia della Sacra triade? Non saremo mica rimasti noi comunisti a tutelarne l’onore? In realtà è proprio degli uomini e delle donne della destra più retriva il desiderio di normare la vita e le abitudini dei popoli richiamandosi alla tradizione e intanto farne più di Carlo in Francia, e non c’è niente di più piccolo-borghese dell’immischiarsi della vita sessuale dei vicini mentre si fanno le corna alla moglie. Del resto la Storia testimonia della fedeltà coniugale di Mussolini, che con voracità priapesca ha sedotto un intero popolo avendo sempre in bocca Dio, la Patria violata e appunto la Famiglia, in teoria sacra, in realtà tradita, abbandonata, spezzata. (Ah: di tutta la vicenda Sangiuliano, l’aspetto più antropologico e diciamo culturale è il pathos per quella moglie pianta in Tv, “una persona eccezionale”, figura di sfondo, paziente di fronte alle intemperanze del maschio).
Come al solito, il problema non è la famiglia tradizionale, che nessuno minaccia a parte chi la usa per farne carne da propaganda nostalgica; ma il rapporto che i politici hanno col potere, usato per favorire i componenti della propria famiglia o per sfasciarla promettendo favori pubblici a chi elargisce sollazzi privati.

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