domenica 22 settembre 2024

Le guerre e il fico



L’ultima foglia di fico 

di Marco Travaglio 

In quelle che Alessandro Barbero chiama “le guerre perbene”, era buon uso dichiararle prima di farle. Così il nemico si regolava. Ora invece si fanno senza dichiararle, anzi negandole, o chiamandole con un altro nome. E le dichiarazioni di guerra vanne lette tra le righe. Tipo quella alla Russia contenuta nell’ultima risoluzione del Parlamento europeo, approvata da Popolari (inclusa FI), Socialisti (inclusi i contorsionisti del Pd), Verdi (esclusi i nostri), Liberali e Conservatori, con i No di M5S, Lega e Avs, che “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo”. Cioè a fare ciò che neppure Biden, al momento, ha ancora fatto: autorizzare l’Ucraina a bombardare una potenza nucleare con 6 mila testate atomiche, dopo averne invaso un pezzettino. Gli altri Paesi Ue possono farlo: le loro Costituzioni non ripudiano la guerra. Ma la nostra sì, come hanno ricordato non i bellicisti mascherati del Pd, ma i ministri di destra Crosetto e Tajani. I guardaspalle della Nato che infestano gazzette e tv sono subito insorti contro la presunta “ipocrisia”. Ma dovrebbero prendersela con l’adorato Draghi che il 1° marzo 2022, per aggirare l’articolo 11 e inviare armi a un Paese non alleato in guerra, chiarì in Parlamento che l’obiettivo era la “de-escalation” militare e il negoziato Mosca- Kiev con l’unico mediatore allora in campo: il Papa. Armi non per sconfiggere la Russia, ma per negoziare la pace fra le due parti. E lo ribadì al G7 in Germania, il 28 giugno ’22: “Armi e sanzioni sono fondamentali per portare la Russia al tavolo dei negoziati”. L’ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli, peraltro molto lasco sull’articolo 11, spiegò: “La Carta non nega la guerra di difesa, ma indica la via maestra della diplomazia come soluzione dei conflitti internazionali”.
Poi però il tavolo si aprì, a Minsk e poi a Istanbul, e un accordo era vicinissimo già un mese dopo l’invasione russa, ma Zelensky fu indotto ad abbandonare i negoziati dalle pressioni di Usa e Gran Bretagna. E il 4 ottobre ‘22 proibì addirittura per decreto ogni trattativa con la Russia. Da allora cadde anche l’ultima foglia di fico e l’Italia restò nuda a violare la Carta inviando armi a Kiev per usarle in Ucraina. Figurarsi in Russia. Ora però apprendiamo da Stefano Cappellini su Rep che dire no ai nostri missili in Russia è una vergogna perché votano così anche “Salvini e Vannacci”, per non parlare di Orbán. Quindi è ufficiale: la Costituzione della Repubblica Italiana non l’hanno scritta De Gasperi, Togliatti, Terracini, Ruini, La Pira, Croce e gli altri 550 padri costituenti. L’hanno scritta Salvini, Vannacci e Orbán. Buono a sapersi.

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