sabato 14 settembre 2024

L'Amaca

 

Camuffati da governanti
DI MICHELE SERRA
Adestra pochissime voci (giusto ieri quella di Marcello Veneziani) riconoscono che esiste, per Giorgia Meloni, un grosso problema di classe dirigente. Lo stesso Veneziani già nel 2020 scriveva così: “La Sorella d’Italia è figlia unica... Per un partito così cresciuto, così lanciato, scarsa è la sua classe dirigente, scarsi i canali di accesso e di selezione, scarsa la sua capacità di intercettare e candidare figure venute da altri mondi e dalla mitica società civile”.
Ovvio che questa debolezza congenita sia enormemente più vistosa dal momento in cui Meloni è arrivata al governo. Meno ovvio che nella vastissima opinione di destra (largamente prevalente in edicola e in tivù) questo argomento sia poco presente, eufemismo per non dire: ignorato. Passi per i tanti pretoriani, non disponibili di opinioni in proprio. Ma gli altri? Possibile che nessuno, a destra, abbia l’onestà di ammettere che la ristretta cerchia di parenti e amici di Giorgia non poteva camuffarsi di colpo da personale di governo senza farsene accorgere?
Una spiegazione possibile, anzi plausibile, è che non la destra “classica”, ma quella populista ha preso il potere in Italia e galoppa in molti altri Paesi. E per il populismo concetti come “classe dirigente” e “élite” sono impronunciabili. Nel meccanismo bene oliato della demagogia (Noi veniamo dal popolo! Siamo stati investiti dal popolo! Parliamo come il popolo!) fanno l’effetto di sassi negli ingranaggi. E dunque ammettere che ministri mediocri e nomine improponibili sono la prova provata della mancanza di una classe dirigente all’altezza, sarebbe come bestemmiare in chiesa: equivarrebbe a dire che tra populismo e classe dirigente c’è una incompatibilità oggettiva.

Nessun commento:

Posta un commento