giovedì 5 settembre 2024

Desolatamente

 

Boschi flop fugge via dai volontari dem e scappa dalle cucine
FESTA DELL’UNITÀ - L’ex ministra Iv attacca il “Fatto”, poi si allontana su consiglio dello staff
DI LORENZO GIARELLI
Campovolo, Reggio Emilia, 20 e 30. Tra la via Emilia e il West si concretizza la Caporetto boschiana. Lei, Maria Elena, ha appena passato due ore a dire che alla Festa nazionale dell’Unità si sente a casa, in mezzo a “tanti amici”, e che non bisogna seguire “la linea del Fatto e di Travaglio”. Strano, perché basta un giro tra i volontari per accorgersi che il clima nei suoi confronti è ben diverso: “Questo non è il suo popolo – dice Sergio, che con la moglie Loretta condivide 56 anni di feste – Ma non lo è neanche mai stato”. E così, alla fine di un dibattito sui diritti, Boschi si allontana dal palco scortata da alcuni collaboratori e si aggira per gli stand. Quando si avvicina alle cucine, cuore del volontariato dem, una sua assistente la fulmina con lo sguardo: “Le cucine no!”. Lei acconsente: “No, no”. E l’altra: “La macchina è di là”. Dietrofront, fuga, ritirata.
Il Fatto la pizzica mentre sta uscendo dal cancello: “Onorevole, ma il giro nelle cucine?”. Boschi spalanca gli occhi e balbetta: “Nooo, eravamo lì, aspettavamo Andrea Orlando, abbiamo fatto un giro, non c’era tempo”. L’ignaro Orlando, atteso a un dibattito alle 21, finisce per accollarsi la colpa del mancato bagno di folla.
Potessero cambiare espressione, chissà allora cosa combinerebbero gli occhi di Enrico Berlinguer, la cui foto campeggia sul primo stand all’ingresso della Festa. Francis Scott Fitzgerald aveva immaginato gli occhialoni del dottor Eckleburg, silenziosi e dominanti sulle variegate disgrazie degli anni ruggenti newyorchesi. Qui, alla strapazzata memoria del leader comunista tocca l’onere di accogliere gli ospiti tutti, col gusto però di potersi godere simili imprevisti all’uscita.
L’inizio della giornata per l’ex ministra, che arriva intorno alle 18, è persino soft. In platea una cinquantina di persone applaudono il suo dibattito sui diritti civili. Le sue preoccupazioni sono due: fingere che anni di sgambetti e insulti al centrosinistra non siano mai esistiti e poi prendersela col Movimento 5 Stelle e col Fatto Quotidiano, reo di “dare la linea” a un’intera area politica contraria all’allargamento a Italia Viva del cosiddetto Campo largo. Poco più in là, tra gli organizzatori, Desy Zanoni ha le idee chiarissime: “Per me è una sopravvalutata e una arrivista. Io non avrei riaccolto i renziani: hanno spaccato il partito e fatto sì che molti di noi se ne andassero”. Loretta Sabattini cammina tra i fornelli: “Io ieri gliel’ho detto alla Serracchiani: non vi azzardate a riprendere Renzi”. E lei? “Mi ha fatto un cuoricino con le mani”. Guai però a darne conto a Boschi: “Veramente io non percepisco nessuna ostilità – minimizza coi cronisti a margine dell’evento – Non ho nulla di cui chiedere scusa. Se volete, dopo facciamo un giro tra le cucine”. Finirà come descritto. A fine dibattito, la passerella tra gli stand sfila via nell’indifferenza. Boschi ha appena indicato il nemico: “È un momento di dialogo positivo col Pd, diciamo che le cose sono più complicate coi 5 Stelle. Sentire Conte parlare dell’incoerenza di Renzi è una barzelletta: ha governato con la destra e ha firmato i decreti Salvini, non sa scegliere tra Trump e Harris”. E ancora: “Io credo abbia ragione Schlein, si deve provare a costruire un programma comune. Se poi prevarrà la linea Travaglio, la linea del Fatto Quotidiano, allora saremo noi i primi a non volerci stare. Qui c’è un giornale che ha un partito, la linea nei fatti la dà Travaglio”.
L’invettiva si esaurisce quand’è ora di cena, fedele anche l’ex ministra alla massima secondo cui pure la Storia si mette a tavola in orario. Ma l’affollato ristorante della festa dem resta tabù: Boschi si avvicina alla fila e poi, d’intesa con l’assistente, concorda l’exit strategy, fingendo stupore quando il Fatto la rincorre all’uscita: “Non avevamo più tempo, il dibattito è andato lungo”. Sarà per l’anno prossimo. Sempre che, per allora, Matteo Renzi non abbia partorito qualche altra mossa del Cavallo, magari verso Pontida o chissà quale nuovo orizzonte. Certo è che Berlinguer, almeno oggi, avrebbe di che sorridere.

Nessun commento:

Posta un commento