Usa e Ue sono sempre più isolati, poveri e bellicisti
DI ELENA BASILE
È difficile credere che lo Stato profondo statunitense abbia cercato per la seconda volta di uccidere Trump senza riuscirci. Gli Stati Uniti sono il Paese democratico abituato a far fuori i propri presidenti. La Cia e il complesso militare industriale si sono sbarazzati dei due fratelli Kennedy, l’uno dietro l’altro, a pochi anni di distanza. Si ebbe allora la percezione che la realtà superasse la finzione. Sembrerebbe del resto verosimile che Trump sia funzionale al blob statunitense. Nessuno ha voglia di eliminarlo, di intimidirlo forse sì. Senza un personaggio estremo e peculiare come quell’imprenditore parvenu, come potrebbero i mezzi di intrattenimento del pubblico nella politica-spettacolo della più grande democrazia del mondo differenziarsi per far credere che esiste una lotta tra opposte fazioni? I democratici della Harris ridens possono oggi presentarsi come il partito che difende i diritti civili (Lgbtq+, aborto, apparentemente i migranti) e mostra un volto più educato e civile in Medio Oriente, grazie all’esistenza di Trump.
Nella sostanza nulla cambierà con la vittoria dell’uno o dell’altra, in quanto le politiche imperialiste dei neo-conservatori continueranno. Il dominio del mondo attraverso la supremazia militare e a vantaggio delle oligarchie finanziarie, delle armi e dell’energia sarà perseguito a rischio di guerra nucleare e mettendo da parte la mediazione e la politica.
La macchina della propaganda è all’opera per far credere che l’escalation in Ucraina sia dovuta alla Russia. Si nega l’evidenza. Le linee rosse della Nato sono state cancellate gradualmente di fronte al dissesto militare ucraino e Mosca si è limitata a rispondere, raddoppiando gli sforzi, ogni qual volta l’impegno della Nato è aumentato. Un ex diplomatico, in un suo recente articolo sulla Stampa, arriva a sostenere apertamente che bisogna autorizzare le armi letali per colpire la Russia in profondità affinché si possa, dopo le elezioni statunitensi, negoziare da una posizione di forza. Non spiega come mai una strategia che fino a oggi ha fallito dovrebbe all’improvviso divenire vincente. La Russia risponderà con altrettanta cieca violenza ai colpi della Nato e l’escalation conseguirà nuove sconfitte di Kiev. È avvilente che si adotti, per ragioni di carattere elettoralistico, una retorica bellicista che non ha obiettivi strategici. L’analista in questione sa perfettamente che i nuovi morti fino a novembre saranno inutili e non cambieranno le sorti della guerra. Sono funzionali al Partito democratico per evitare di presentarsi agli elettori mentre una sconfitta catastrofica è in corso in Ucraina. Un morto o un mutilato di guerra da un lato, dall’altro quanti voti per i Dem?
Dominique de Villepin, ministro degli Esteri francese nel 2003, stretto collaboratore del presidente Jacques Chirac, pronunciò all’Onu un discorso memorabile per opporsi all’intervento della “coalizione dei volenterosi” contro Saddam Hussein. Parlò della legalità internazionale assicurata dall’Onu e di un necessario ritorno alla politica e alla mediazione nella lotta al terrorismo e per la pacificazione del Medio Oriente. Ancora oggi, sulle reti francesi, rivolge appelli affinché l’Occidente abbandoni i doppi standard, la profonda ingiustizia della sua politica estera e ritrovi le ragioni della diplomazia, in Ucraina come a Gaza, in quanto le soluzioni esistono e sono a portata della politica.
Gli Stati Uniti e l’Europa che vorrebbero governare dividendo e isolando i Paesi nemici dagli amici, in una logica schmittiana (Carl Schmitt, politologo tedesco, considerava la dialettica amico-nemico costitutiva della dimensione politica), si sono di fatto isolati dal resto del mondo che non vota con loro alle Nazioni Unite e non applica le loro sanzioni. Il Sud globale, incluse India e Indonesia, non ha intenzione di assecondare le logiche di potenza degli Stati Uniti. Cerca di portare avanti una strategia estera per i propri interessi, mantenendo i rapporti con Cina e Russia, scegliendo il campo ogni volta in ragione delle proprie convenienze. L’Occidente predatore (purtroppo, caro signor Rampini, nessuno ci dice “grazie”) appare per quello che è: una regione in declino economico e morale, che utilizza la forza bruta a Gaza come in Ucraina per difendere i propri privilegi. Il premier laburista inglese Starmer rappresenta il bellicismo più spinto contro la Russia e, dopo la tappa a Washington, cerca di ottenere un coinvolgimento italiano più esplicito nell’uso dei missili Storm Shadow, costruiti anche grazie a Leonardo. La Russia dagli zar in poi è stata il nemico tradizionale di Londra. L’Italia, senza force de frappe nucleare, ha solo da perdere da una dichiarazione di guerra a Mosca. L’utilizzo dei missili Storm Shadow grazie a operatori e intelligence atlantici è percepita, a ragione, dalla Russia in quel senso.
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