Conte
“Grillo la smetta di condizionare i 5 Stelle Renzi? Ci fa perdere voti”
DI STEFANO CAPPELLINI
«Non vedo questo rischio, abbiamo avviato un processo costituente inarrestabile per dare possibilità a tutti di esprimersi su temi e obiettivi strategici del Movimento. In soli quattro giorni sono già pervenuti 8 mila contributi, di iscritti e non iscritti, con varie proposte politiche o di modifica delle regole organizzative».
Gli ex M5S vicini a Grillo la accusano di aver trasformato il M5S in un partito personale.
«Si tratta di una sonora sciocchezza.
Non ricordo che in passato sia mai stata fatta una costituente dal basso con piena libertà di defenestrare anche il leader o approvare indirizzi da lui non condivisi».
Forse di personale c’è soprattutto lo scontro Conte-Grillo.
«Io stesso sono rimasto sorpreso della reazione di Grillo considerando che ha sempre predicato il principio fondativo della democrazia dal basso. Ora che questo si realizza, secondo regole chiare e condivise, mi colpisce la sua volontà di porre paletti o predeterminare alcuni risultati».
E se il problema fosse la scelta di alleare il M5S con il Pd?
«Non credo, Grillo stesso è stato promotore del sostegno al governo Draghi».
Ma quello era un governo di emergenza nazionale che arrivava fino alla Lega. È cosa diversa che collocarsi stabilmente nel centrosinistra.
«Non penso Grillo voglia rinnegare la vocazione primigenia del Movimento, fondata su ecologia e giustizia sociale. E poi andare a destra che significa? Sottoscrivere questo obbrobrio di premierato e rompere la coesione sociale con l’autonomia differenziata?».
Esiste il rischio che Grillo si riprenda il simbolo?
«Grillo ha assunto precisi impegni contrattuali che lo obbligano a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento, che peraltro è già stato modificato più volte ed è registrato a nome dell’associazione del Movimento 5 Stelle e non di singole persone».
Si batterà per togliere il limite dei due mandati elettivi che Grillo considera un totem?
«Sul doppio mandato è in atto da tempo una discussione che ha già comportato, prima che io arrivassi alla guida del M5S, una modifica della regola. Non voglio in alcun modo condizionarne l’esito, mi limito a registrare che soprattutto in alcune tornate amministrative la regola rischia di svantaggiarci».
Il Movimento 5 Stelle è dunque definitivamente nel campo largo?
«Campo largo è una formula giornalistica che non significa nulla.
A me interessa costruire un’alternativa seria a Meloni che ha deluso molti dei suoi stessi elettori. Sivanta di essere invisa ai poteri forti e invece si è raccomandata a loro».
Quali poteri forti?
«Si è inchinata a Washington, si è accovacciata a Bruxelles e sul piano interno l’unica volta che ha provato ad alzare il dito contro le banche, con la tassa sugli extraprofitti, è subito tornata indietro con tanto di scuse».
Marco Travaglio, giornalista vicino al Movimento, ha appena detto alCorriere della sera che lei e Meloni siete gli unici leader impermeabili ai poteri forti.
«Rispetto il giudizio di Travaglio ma noto che Meloni, ammesso che fosse invisa ai poteri forti, ha fatto di tutto per diventare la loro beniamina».
È un difetto essere europeisti e alleati degli Usa?
«Per noi una politica progressista è quella che si batte per la pace, che impone una svolta negoziale sul conflitto russo-ucraino, che è intransigente con Netanyahu in Medio Oriente. Chi ha dignità non può essere complice dello sterminio di donne e bambini a Gaza e delle azioni criminali dei coloni in Cisgiordania».
Dice che Meloni si è inchinata a Washington. Ma lei cosa spera che accada negli Usa, una presidenza Harris o un bis di Trump?
«Giudicheremo la prossima presidenza sui fatti. Alla convention democratica sono emersi temi interessanti e in linea con una forza progressista, come il progetto di eliminare i debiti legati a spese mediche, la volontà di mettere un tetto ai prezzi dei generi alimentari e la previsione di sussidi per l’acquisto della prima casa».
Di nuovo: Harris o Trump?
«Noi, come forza alternativa a Meloni per il governo del Paese, dovremo dialogare con qualunque presidente sarà eletto dai cittadini americani».
Molti considerano la vittoria di Trump una minaccia per la democrazia.
«Non condivido, la libera scelta dei cittadini non è mai una minaccia per la democrazia. Anche in Italia è un argomento che non ho mai usato contro Meloni».
Meloni non ha etero diretto un tentato golpe per ribaltare l’esito di una elezione.
«Sui fatti di Capitol Hill ho sempre speso parole chiare di condanna».
Alla convention di Chicago Bernie Sanders, leader dell’ala sinistra del partito, ha detto che i dem devono seguire l’esempio delle coalizioni in Europa, capaci di tenere insieme forze e culture diverse.
«Non c’è dubbio che i progetti di coalizione si costruiscono sulla diversità delle forze, ma bisognerà essere chiari su alcuni indirizzi di politica estera e politica interna. Se mi cita Sanders, mi viene da richiamare le parole di fermissima e cristallina condanna che lui, ebreo, ha pronunciato contro il governo di Israele».
Harris ha condannato le azioni contro i civili palestinesi ma, anche per non creare fratture nell’elettorato, ha scelto di non far intervenire speaker palestinesi dal palco della convention.
«Non ci possono essere differenze di sensibilità o di opinione di fronte a quello che sta succedendo a Gaza.
Siamo di fronte a una operazione di sistematico annientamento della popolazione palestinese civile di Gaza ed è una grave responsabilità la copertura politica e militare sin qui fornita dagli Usa».
Sistematico annientamento significa genocidio, è sicuro che sia un termine corretto?
«Questa valutazione spetta alla Corte internazionale di giustizia che peraltro ha già condannato la politica di Israele».
Torniamo alle coalizioni: se si fanno tra diversi, perché non anche Matteo Renzi?
«Qui il problema è un altro. Per aggregare un due-tre per cento di voti, si farebbero scappare tutti gli elettori del M5S e anche una buona parte di quelli del Pd. In tanti mi fermano per strada e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare. Senza contare le volte che in Parlamento ha votato con la destra».
Resta un tema centrale anche alla convention dem: intercettare il consenso del ceto medio.
«Noi stiamo affrontando uno scenario complicato dal punto di vista economico, si preannuncia una manovra economica di tagli e nuove tasse, anche in virtù di quel patto di stabilità, frutto dell’accordo franco-tedesco, che il governo Meloni ha approvato senza fiatare. Abbiamo fasce fragili abbandonate a sé stesse, tanti hanno rinunciato a fare le vacanze, e l’intero ceto medio appare impoverito, dovrà essere un interlocutore privilegiato».
Il primo tema su cui rilanciare l’azione delle opposizioni unite?
«Lo Ius scholae ».
Il centrodestra ha risolto da anni così la questione del candidato a Palazzo Chigi: il leader del partito che prende più voti va a Palazzo Chigi. Farete così anche voi?
«Questo è un criterio, ce ne sono altri possibili».
Le primarie?
«Non escludo nulla, ma è prematuro parlarne».
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