La pallottola spuntata. Mano di Dio, sparatorie e proiettili: ma è l’America
di Alessandro Robecchi
Dunque, secondo le più prestigiose e credibili ricostruzioni, a Butler, Pennsylvania, alle 18.10 di sabato 13 luglio 2024, la mano di Dio ha spostato il proiettile destinato a Donald Trump di quel mezzo centimetro che separa un omicidio da un fastidioso piercing all’orecchio, e alla conquista della Casa Bianca. Con tutto quello che ha da fare Dio, non solo in questa Galassia, ma in tutto l’Universo, è davvero strabiliante che in quel momento stesse guardando un comizio di Trump e non, che so, un lancio di missili israeliani su una tendopoli di donne e bambini a Gaza. Eppure, per quanto assurda e imbarazzante (soprattutto per i credenti), questa teoria rimbalza ovunque, dalle fantasie buontempone della Rete ai giornali più “seri”, fino a certi senatori e politici e allo stesso Trump. E del resto non c’è da stupirsi, perché viene dritta da un Paese in cui il delirio ha preso piede fino a dominare la scena, un posto dove è un problema insegnare Darwin perché il mondo è stato creato in sette giorni e dove la paranoia millenarista ha superato il livello di guardia.
Fosse solo per la questione mistica, si potrebbe archiviare. Ma poi altre decine di interpretazioni, ricostruzioni, analisi, dietrologie, complottismi si aggiungono al paniere, per cui sul ventenne armato fino ai denti che spara all’ex (e futuro) presidente, si può ormai comporre una girandola di ipotesi infinita.
Uno degli argomenti più gettonati – molto in voga anche qui presso pensatori e commentatori di gran fama – è l’annosa questione dell’odio. Ecco, visto? Si alimenta l’odio nella società e poi finisce che qualcuno prende il fucile e spara. Interessante analisi, usata perlopiù per dire che non bisogna odiare nessuno, che non bisogna alzare i toni, perché altrimenti, se voi dite che Tizio è un po’ stronzo, si sveglia qualcuno una bella mattina e gli spara, che è un modo nemmeno troppo elegante per dire che chi contesta un potere è accomunato, più o meno, al matto che schiaccia il grilletto. Si aggiungono variazioni sul tema più o meno sensate, tra cui quella che a seminare odio più di tutti, laggiù sotto i cieli bluissimi d’America, siano stati proprio Trump e i suoi amici. Ma vabbè, dettagli. La dichiarazione di Joe Biden a botta calda è da manuale: “In America non c’è posto per questo o qualsiasi altro tipo di violenza”, che è davvero strabiliante e suona come “Qui in India non c’è spazio per la pioggia”, detto nel pieno della stagione dei monsoni.
A proposito di violenza, infatti, appaiono illuminanti le pagine di Wikipedia che aggiornano la lista delle sparatorie di massa negli Stati Uniti (mass shootings: si intende eventi in cui sono state uccise o ferite più di quattro persone): solo nei primi sei mesi del 2024, 341 sparatorie, con 430 morti e 1405 feriti. Nel 2023, le sparatorie sono state 604, con 754 morti e 2.443 feriti. Si può continuare all’infinito tra scuole, parcheggi, centri commerciali, chiese ed altro. Comprare un mitra è più facile che comprare un telefono, in certi supermercati ci sono distributori automatici di pallottole (“Need reloaded?”, devi ricaricare?), e ogni volta che qualche squinternato ammazza una decina di compagni di classe salta su qualcuno a dire che bisogna armare i professori. Da qualunque parti la si guardi, insomma, la situazione appare assai grottesca, anche se c’è sempre qualcosa di più grottesco: per esempio che si continui a guardare – da qui – all’America come a un modello, un esempio, un baluardo di libertà, un esportatore di democrazia.
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