venerdì 19 luglio 2024

L'Amaca

 

Il Pier Silvio censurato
DI MICHELE SERRA
Di fronte a un bel po’ di giornalisti e di telecamere, Pier Silvio Berlusconi, l’altro giorno, a proposito di Malpensa ha detto sostanzialmente due cose. La prima è che ha giudicato l’intitolazione a suo padre inopportuna nei tempi e nei modi, «fonte inevitabile di polemiche». La seconda che non gli sono piaciute «le polemiche sulle polemiche», riferendosi al sindaco di Milano Sala.
Passi che i quotidiani di destra, curvaioli nello spirito e nel lessico, si siano buttati a pesce solo sulla seconda affermazione (polemica con Sala) e abbiano totalmente sorvolato sulla prima (polemica con Salvini). Ma che lo abbia fatto il Tg1 delle 20 (non ho visto le altre edizioni) è davvero madornale. Lo è professionalmente — anche il più scadente dei reporter era in grado di capire che il giudizio negativo del figlio di Berlusconi su «tempi e modi» dell’intitolazione di Malpensa a suo padre era la notizia — e lo è eticamente, perché la Rai, almeno in teoria, non siede in curva, e in quanto servizio pubblico dovrebbe cercare di rappresentare, per statuto, l’intero stadio. O almeno fingere di farlo.
Stupirsi è ovviamente, da parte mia, una manifestazione di ingenuità: di che pasta sia fatto e che intenzioni abbia il direttore del Tg1 Chiocci, lo vedono e lo sentono anche i meglio disposti verso la povera Rai. È un telegiornale militante, il suo, forse perfino più del Tg2. Ma ci saranno pure dei giornalisti in stato di veglia, alla Rai e anche al Tg1, in grado di manifestare disagio per questa maniera disonesta di raccontare le cose. Disonesta è la parola giusta. Faziosi, capita di esserlo. Ma allora si va a dirigere uno dei tanti quotidiani di destra (c’è solo l’imbarazzo della scelta). Il Tg1 è cosa pubblica, non un bottino di guerra.
Non refurtiva.

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