martedì 2 luglio 2024

L'Amaca


Il futuro non si rimanda

DI MICHELE SERRA

“Tutti uniti contro il fascismo” è uno slogan comprensibile e condivisibile, se votassi in Francia lo farei mio e voterei, al secondo turno, per il non-lepenista della mia circoscrizione, chiunque sia, di qualunque partito: va bene tutto tranne il sovranismo, che è la forma contemporanea del fascismo. Ma uscirei dal mio seggio abbastanza depresso, perché da troppo tempo andare a votare, per un progressista, significa andare a mettere il proprio mattoncino sopra un muro difensivo. Si capisce, abbiamo molte cose importanti da conservare (per esempio la democrazia, per esempio i diritti civili), ma non siamo nati per essere conservatori.
Ovunque, in Europa, si vota a sinistra, o per il centro liberal-democratico, per fare argine, per fare diga. Per prendere tempo, come se il futuro avesse, inesorabilmente, le facce, i modi, le idee dei capi della nuova destra, e dunque ogni sforzo fosse dedicato a rimandarlo, il futuro, e aggrapparsi disperatamente al presente. E dura, questa condizione di paura del futuro, da molti anni, troppi per non farsi delle domande su come diavolo possiamo uscirne.

Anche in Francia giovani e giovanissimi votano in prevalenza a sinistra e forse bisognerebbe chiedere a loro, che del futuro sono i padroni, come rovesciare questa situazione innaturale e immobile, da eterno assedio — e gli assediati siamo noi. Per noi vecchi (in senso politico e pure anagrafico) tentare la sortita, passare al contrattacco, andare a votare per scommettere su qualcosa di nuovo, non per proteggere qualcosa di logoro, sarebbe un bel finale di partita.

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