Un appello per monsignore
DI MICHELE SERRA
Per capire chi è monsignor Viganò, detto anche “il Lefebvre italiano”, basti sapere che è “contro la laicità dello Stato”.
Tamponerebbe di sua mano, con calce e mattoni, la breccia di Porta Pia. Detto questo, da puro ficcanaso che con le cose di Chiesa non c’entra nulla, né vorrebbe mai entrarci, ho un appello (unico firmatario, me stesso) da rivolgere alla Santa Sede. Si legge che nei confronti del Viganò sarebbe in corso un processo per “scisma”. Vi prego, Santo Padre e vescovi tutti, e magistratura vaticana e autorità ecclesiali, soprassedete. Fate finta di niente. Il mondo è già pieno di vecchi reazionari, di razzisti, di omofobi, di fanatici, di guerrieri della Tradizione e della Fede, che se la passano da vittime. Il vittimismo è la loro ultima trincea: sono l’eterno lupo, sebbene sdentato, che ama travestirsi da vittima, e accusare l’agnello di prepotenza. Il Parlamento italiano, piccola cosa rispetto a quell’assemblea mondiale che è la Chiesa, già pullula di fascisti che per odiare meglio la democrazia la dipingono come loro persecutrice.
Non concedete a costui la grazia di sentirsi vittima, e perseguitato. Lasciategli il suo posticino nella Chiesa, che per sua fortuna è grande e aperta a tutti. Togliendogli il suo piccolo scranno lo autorizzerete a fare la vittima, e a rivestire l’odio reazionario con il manto del martirio.
Spiegategli, in privato, se possibile anche con una visita sul posto, che purtroppo la breccia di Porta Pia non è uno sbrego ricucibile. Né il Papa Re, almeno per adesso, è un progetto politico proponibile: forse nemmeno il Vannacci e il Salvini lo appoggerebbero.
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