giovedì 20 giugno 2024

L'Amaca

 

La vittoria non porta consiglio
DI MICHELE SERRA
A cosa dovrebbe servire, la vittoria, se non a placare il vincitore, e rasserenarlo? Il discorso dell’onorevole Tommaso Foti ieri alla Camera avrebbe potuto e forse dovuto essere, per l’appunto, una soddisfatta presa d’atto della netta vittoria del governo sull’autonomia differenziata. È stato, al contrario, una triste smentita del potere benefico della vittoria.
Impressionanti le urla, il volto congestionato, la voce resa chioccia dall’odio, l’urlo finale in faccia ai nemici: “buona fortuna, camposanto!” (credo fosse, nelle intenzioni, una battuta di spirito sul campo largo. Ma sembrava un provino per il B-movie Sartana in Parlamento ).
E mentre, nelle case con un tigì incautamente acceso, si portavano via in fretta i bambini per non spaventarli, veniva da chiedersi per quale ragione profonda a questi signori la vittoria non solo non porti conforto, ma li renda ogni giorno più furibondi e aggressivi. Come se il solo evento che potesse placarli fosse la cancellazione fisica dei loro nemici (la parola “oppositori” non è familiare alla cultura politica dei Foti).
Nel caso di Foti ci sono diverse aggravanti. Si tratta di un pezzo grosso, capogruppo del partito che esprime la presidente del Consiglio. Dunque una persona che riveste alta responsabilità pubblica. Per giunta (ho voluto riascoltare il suo discorso per intero) era partito benino, con un paio di argomenti interessanti, rilevando qualche incoerenza nelle opposizioni. Ma è stato quasi subito sopraffatto da un astio deformante. Spiace dirlo, perché sarebbe molto confortante poter dire il contrario, ma non sembrava un leader, sembrava un vecchio gerarca fuori dai gangheri. Non un uomo di governo, un uomo di potere.

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