sabato 18 maggio 2024

L'Amaca

 

Vincere non basta mai
DI MICHELE SERRA
Detto da interista, ma soprattutto da cittadino di questo Paese: sono dispiaciuto e mortificato della crisi isterica dell’allenatore della Juve, Allegri, a partita già vinta e Coppa già conquistata.
Dispiaciuto per lui, che è notoriamente una persona intelligente, e per noi tutti, perché in un clima malato e acrimonioso come quello che incombe, il “fuori controllo” non è lecito a persone di buon talento e di ottima fortuna come lui, che ha visibilità, benessere economico, potere mediatico.
Se perfino vincere non porta serenità, e non porta misura, la situazione è grave. Non quella del calcio — che alla fine è piccola cosa — ma quella della scena pubblica nel suo complesso. Che gronda di vincenti che si spacciano per vittime, di compresi che si sentono incompresi, come se niente bastasse a placare una smania indefinibile, incomprensibile, niente basta mai, non ci si sente mai appagati, mai contenti, e alle prime contrarietà si esce di senno.
Allegri ha vinto, in carriera, come pochi altri.
Gli è andata di lusso: talento e vittorie, fortuna e applausi, e il privilegio di guidare uno dei grandi club europei. Dovrebbe ringraziare, oltre a se stesso, gli dèi, così benevoli con lui.
Che cosa, esattamente, lo ha fatto sbroccare in quella maniera triste, non dignitosa?
Saperlo sarebbe interessante non solo per il calcio (che, ripeto, è piccola cosa) ma per noi tutti. Che cosa rode le persone fino a renderle pazze di rabbia perché, pure avendo già tutto, non ne hanno mai abbastanza? Una società che castiga i perdenti non è certo una novità.
Ma una società che fa schiumare di rabbia perfino i vincenti, e li rende frustrati, che senso ha?

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