Il cellulare di Rovazzi
DI MICHELE SERRA
Ieri mattina di buon’ora, come faccio ogni giorno, ho dato una scorsa alle notizie. Mi ha colpito come uno schiaffo il video dello scippo del cellulare del cantante Rovazzi, a Milano, mentrestava facendo una diretta Instagram.
Milano è stata la mia città per una vita intera e tutto ciò che la riguarda mi coinvolge. E anche se so bene, come tutti, che di scippi e violenze ne accadono ogni minuto, quella breve sequenza mi ha procurato disagio e dispiacere.
Ieri pomeriggio leggo che non era vero niente. Nessuno scippo. Era una “trovata pubblicitaria”, come spiega il Rovazzi a un costernato Luigi Bolognini, che essendo un impeccabile professionista esita a dargli del cretino. Provvedo io. Rovazzi, sei un cretino. Perché se anche io fossi il solo che ci è caduto, e si è preoccupato per te, e per Milano, e per il povero ladro che non avendo niente di meglio da rubare ruba il tuo cellulare — pensa che bottino miserabile — beh, tu mi hai procurato ansia, e dispiacere, per un tuo sfizio personale.
Tu potresti essere John Lennon, o l’ultimo dei guitti, ma non hai il diritto di buttare la tua goccia di spavento (per giunta falsa) nel mare di disagio e di malessere (veri) che ci grava addosso. Dai un’occhiata al mondo, Rovazzi, anche se del mondo non te ne può fregare di meno. A Bolognini, che ti spiega quanto la tua trovatina alimenti allarme sociale e conseguenti speculazioni politiche, tu dici: “alla politica non avevo pensato”. E a cosa accidenti pensi, a parte gli affari tuoi? A parte Rovazzi, c’è qualcosa che ti interessa, o ti preme, o ti dispiace, o ti disgusta? Ti sei mai fatto una mezza idea di che cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, a parte la tua ultima canzoncina?
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