I pistola fumanti
di Marco Travaglio
Oltre a mandarci i migranti dall’Africa, a pilotare le fake news, a far vincere la Brexit, a far eleggere Trump, a far rincoglionire Biden, a ispirare Dostoevskij e Cajkovskij prim’ancora di nascere, a dirigere occultamente il Fatto e tutte le altre cose brutte che accadono sull’orbe terracqueo da tre secoli a questa parte, ora Putin vuole “favorire l’astensionismo in Italia”. L’ha detto il sottosegretario Alfredo Mantovano, dunque dev’essere vero. Anche perché i suoi toni non ammettono dubbi: “Non si può escludere che ci siano ingerenze russe nella campagna elettorale per le Europee. In Spagna ci sono state, non per favorire una parte o l’altra, ma per delegittimare l’intero sistema. E può accadere anche in Italia”. Apperò: è quel che si dice la pistola fumante.
Non sappiamo in Spagna, ma in Italia il sistema lo delegittima e l’astensionismo lo fomenta la Meloni che, come Schlein e Tajani, si candida alle Europee già sapendo che al Parlamento europeo non metterà neppure piede. Promette di abolire le accise e abolisce lo sconto sulle accise. S’impegna a “tutelare i diritti del Superbonus e migliorare le agevolazioni edilizie”, poi dice che “il Superbonus è una tragedia contabile, la più grande truffa ai danni dello Stato”. Si tiene ministri imbarazzanti tipo Santanchè e poi fa la morale agli inquisiti (e pure ai non inquisiti) altrui. Promette legalità contro mafie e corruzione, poi fa approvare una ventina di leggi pro mafia e corruzione e prepara un indulto mascherato, ma solo dopo il voto per fregare meglio gli elettori. Offende i contribuenti onesti definendo le tasse “pizzo di Stato” e varando 18 condoni fiscali in due anni. Vaneggia di blocchi navali e piani Mattei, intanto gli sbarchi di migranti triplicano. Mette sul lastrico centinaia di migliaia di poveri, insultandoli pure come fancazzisti. Giura di abolire la Fornero, poi la riesuma riuscendo financo a peggiorarla. Predica il sovranismo e poi appalta la politica estera a Biden, Stoltenberg, Ursula e Zelensky e quella finanziaria agli euro-falchi. Strilla all’Ue “la pacchia è finita”, poi si genuflette all’Ue firmando un Patto di Stabilità tutto lacrime e sangue, infine si astiene sul medesimo. In privato, a due comici russi scambiati per ambasciatori del Catonga, dice che fra Ucraina e Russia urge “soluzione che sia accettabile per entrambe le parti”, ma in pubblico continua ad armare Kiev “fino alla vittoria”. Non spende una parola sul massacro di palestinesi a Gaza e si astiene all’Onu sulla tregua. Annuncia una tassa sugli extraprofitti bancari, poi torna indietro dopo una telefonata di Marina B.. Intanto piazza ai posti di comando i parenti suoi e dei suoi. Putin, lo sappiamo, è il diavolo in persona. Ma come spingitore di astensionisti, al confronto, è una pippa.
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