OScurati
di Marco Travaglio
In una democrazia normale, con un servizio pubblico vero, un bravo scrittore come Antonio Scurati andrebbe serenamente in onda sulla Rai con un monologo che non è una lezione sul 25 aprile, ma un’invettiva contro la premier Giorgia Meloni, accusata di non dichiararsi ciò che non è (antifascista), e dunque di continuare a “infestare la casa della democrazia italiana” con “lo spettro del fascismo”. Nel servizio pubblico vero di una democrazia normale, altri bravi scrittori di diverso orientamento andrebbero serenamente in onda a dire peste e corna di Schlein, Renzi, Calenda (di Conte lo fanno da sempre le reti di destra e di sinistra). Gli interessati magari si lamenterebbero, ma poi si rassegnerebbero come faceva la Thatcher con la Bbc: “Non mi piace, ma non posso farci nulla”. Purtroppo non siamo una democrazia normale anche perché la Rai è di proprietà del governo grazie alle leggi Gasparri (centrodestra) e Renzi (Pd). Ergo le reti, i tg e i talk sono in gran parte in mano al governo (non tutti, come nei fulgidi anni di Renzi e Draghi, ma quasi). Quindi è sempre uno scandalo che un bravo scrittore venga censurato e pure vilipeso con l’accusa di “volere i soldi” (come se un professionista dovesse lavorare gratis). Ed è anche un capolavoro di stupidità, perché ora quel monologo è infinitamente più noto di quel che sarebbe stato se fosse andato in onda in un programma dagli ascolti bassini (quando B. censurava a suon di editti, non c’erano i social per ripostare i contenuti silenziati né tv concorrenti per ospitare le sue vittime).
Ma è un déja vu: due anni fa il prof. Alessandro Orsini si vide stracciare il contratto Rai già firmato per Cartabianca su ordine dei vertici draghiani con l’accusa di leso atlantismo: purtroppo i compagnucci che ora si stracciano giustamente le vesti per la censura a Scurati tacquero o solidarizzarono con i censori (tentarono persino di trascinare Orsini al Copasir, gli sguinzagliarono i Servizi, proscrissero altri spiriti liberi come “putiniani” e vietarono alla Rai di invitare giornalisti russi a parlare di Russia). Sono gli stessi che ai tempi di Renzi, mentre la sua Rai cacciava Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro e destituiva la Berlinguer dal Tg3 per lesa renzità&boschità, parlavano d’altro o applaudivano. Solo l’altro giorno il Pd ha protestato, minacciando l’Aventino per un paio d’ore, perché il Tg1 racconta le retate di Bari e Torino. Cioè, eccezionalmente, fa il suo dovere. Figurarsi che avrebbe fatto se uno scrittore di destra fosse andato in Rai a dipingere Elly Schlein come la nipotina di Stalin. Gli unici che hanno diritto di protestare contro l’ennesima censura sono i cittadini che pagano il canone. Ma i politici ripongano le facce da Ventotene: l’antifascismo e pure il fascismo sono cose troppo serie per loro.
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