Stanze chiuse piazze aperte
DI MICHELE SERRA
Raramente la politica riesce a trasmettere sollievo, e addirittura una certa contentezza. Uno di questi rari momenti è la manifestazione di ieri a Bari, una specie di insorgenza solidale, molto partecipata, attorno al sindaco Decaro. Le facce, i discorsi emozionati, il clima della piazza dicevano di una comunità che si mobilita e si compatta di fronte a un attacco imprevisto e soprattutto sleale. C’erano perfino, fianco a fianco, due candidati sindaci rivali, Leccese e Laforgia, uniti dallo slogan di convocazione, decisamente deja entendu ma nel caso in questione molto espressivo, e insostituibile: “giù le mani da Bari”.
I fatti sono noti. Non la magistratura ma il governo, nella persona del ministro dell’Interno Piantedosi sollecitato da esponenti pugliesi del centrodestra, ha avviato una procedura che può portare allo scioglimento del Consiglio comunale di Bari per infiltrazioni mafiose. La procedura è apparsa faziosa e irragionevole alla luce del fatto che la mafia barese, in conseguenza del lavoro del sindaco Decaro e del governo regionale, da qualche anno ha vita molto più difficile (è la Procura di Bari a dirlo), e la “restituzione” di Bari Vecchia ai cittadini e ai turisti, sottraendola al degrado e al controllo malavitoso, è un’opera politico-urbanistica esemplare, e soprattutto portata a termine.
Le piazze contano relativamente (si vede chi c’è, non chi non c’è), ma quantità e qualità della giornata barese lasciano intendere che il colpo basso di Piantedosi e dei suoi ispiratori abbia ottenuto l’effetto opposto. La politica si fa nelle stanze chiuse ma deve fare i conti anche con le piazze aperte.
Nessun commento:
Posta un commento