Bertolaso e la tessera a punti per esami-skipass
di Daniela Ranieri
Come i nostri lettori sanno, abbiamo un’ossessione per quelle figure che popolano l’immaginario nazionale in qualità di eroi della Patria: il generale Figliuolo, Carlo Cottarelli, ma soprattutto Guido Bertolaso.
Già commissario a qualunque cosa, Bertolaso è attualmente assessore al welfare della Lombardia, un premio del presidente Fontana alla regione che ha registrato il record mondiale di morti per Covid nel 2020 (tuttora, secondo i dati settimanali, la Lombardia ha fino a 20 volte più morti delle altre regioni); lo aveva già fatto consulente per la campagna vaccinale (coi poveri anziani lombardi con patologie convocati a centinaia di chilometri da casa per la puntura) e consulente per la costruzione dell’ospedale in Fiera di Milano, l’“astronave” che secondo i medici intensivisti era solo una sbruffonata propagandistica. Siccome quello di assessore alla Sanità è un lavoro da fare in silenzio e a testa bassa, poteva risultare limitante per un cervello rovente come quello di Bertolaso, che infatti ha partorito l’idea della “tessera sanitaria a punti”, un sistema di “premialità” (sic) che regala buoni per vari servizi a chi si sottopone agli esami per la prevenzione di alcune malattie. Facciamocelo spiegare da lui: “Penso a ingressi nei nostri centri termali di altissima qualità o alla possibilità di offrire skipass gratuiti sui nostri comprensori montani che proprio fra due anni ospiteranno le Olimpiadi”. Cioè, se ti monitori il colon o la cervice uterina, Bertolaso ti spedisce a Brembo o a Barzio Valtorta, sci in spalla e pranzo al sacco (il costo dell’attrezzatura da sci per principianti si aggira sopra i 2.000 euro, ma puoi sempre andare in ciabatte e bermuda). S’immagina che gli impianti termali e sciistici vadano risarciti dei costi per gli ingressi gratis: con quali criteri verranno scelti? Ci sarà una gara? Non era meglio dare i soldi direttamente alla Sanità? Ma qui si vede l’eroe.
Un breve excursus sulla figura di Bertolaso, l’ambulanza umana chiamata a risolvere tutti i disastri degli ultimi vent’anni. Commissario straordinario per terremoti, epidemia di Sars, emergenza rifiuti, vulcani delle Eolie, archeologia romana, G8, rischio bionucleare, frane, incendi boschivi, commissario autonominato per il terremoto di Haiti (criticò Obama, la Clinton definì le sue uscite “osservazioni da dopo-partita”), sotto il suo sigillo si coniò “il modello Bertolaso”, le ordinanze di Protezione civile con cui distribuiva soldi pubblici e poteri straordinari per i “grandi eventi” di Berlusconi. Sotto Covid, Renzi voleva commissariare Conte per via bertolasica: “Ci vuole Guido Bertolaso a dare una mano a Palazzo Chigi”. Berlusconi lo invocava con toni biblici: “Serve una figura autorevole, esemplare, riconosciuta in tutto il mondo: Bertolaso”. Ma lui niente, tetragono: “Grazie, ma resto in Africa”. Dieci giorni dopo atterrava a Fiumicino dal Sudafrica per sconfiggere la pandemia a mani nude, infatti si infettò subito: “Quando ho accettato questo incarico sapevo quali fossero i rischi a cui andavo incontro, ma non potevo non rispondere alla chiamata per il mio Paese. Vincerò anche questa battaglia” (bastava mettersi la mascherina).
La tessera-punti è il minimo, per cotanto eroe. Non è chiaro se matura punti solo chi aderisce alle campagne gratuite della Regione o anche chi fa esami per conto suo nel pubblico o nel privato (in questo caso, la tessera sarebbe oltretutto un favore alla Sanità privata), né quanti esami devi fare per aggiudicarti il prestigioso weekend da ricco (contattato in merito, l’ufficio stampa di Bertolaso ha risposto che si tratta di un “progetto ancora in fase di studio” e che “c’è un gruppo tecnico-scientifico di esperti che se ne sta occupando”). Certo non ti regalano un esame per un sintomo che ti preoccupa; per quello, se hai fretta, puoi ricorrere alla Sanità privata (è il motivo per cui milioni di italiani rinunciano a curarsi). Sostenere la prevenzione con la “premialità” per pompare il turismo, invece che con l’investimento massivo di fondi nella Sanità pubblica, è una tipica misura di destra privatistica (Bertolaso ha promesso l’azzeramento delle liste d’attesa per la fine del 2024: vigiliamo).
Non resta che Meloni adotti il modello Bertolaso su scala nazionale, uno sbocco naturale per il governo che ha tagliato fondi alla Sanità rispetto al Pil, ha varato la cosiddetta Autonomia differenziata che aumenta le disuguaglianze tra regioni e ha tolto il Reddito di cittadinanza a un milione di famiglie. Che i poveri non possano curarsi, i pronto soccorso non funzionino e le liste d’attesa siano eterne è violenza strutturale, perché colpisce e uccide le persone e perché ormai è un dato conclamato e irreversibile. La gravità della situazione richiederebbe serietà, misure rivoluzionarie e governanti all’altezza; in assenza di tutt’e tre, dobbiamo accontentarci di un ingresso gratis alle terme.
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