Il partito armato
DI MICHELE SERRA
Per il povero Pozzolo chiedo le attenuanti ambientali. Si è fatto le ossa in un milieu politico nel quale le armi da fuoco sono considerate materiale nobile, orpelli da ostentare. Da anni il web pullula di leghisti amici della doppietta (è senza dubbio la Lega, in Italia, il partito armato per eccellenza), poi saliti sul carro meloniano per il tracollo elettorale di Salvini. Pozzolo tra questi.
La cronaca (anche nera) è ricca di episodi che confermano la vocazione armigera della destra, in un Paese, il nostro, che tra tanti difetti non ha, o almeno non aveva, quello di venerare le armi da fuoco. Gli italiani, a parte l’ignobile parentesi del terrorismo nero e rosso, non hanno mai avuto gran dimestichezza con le armi, con l’eccezione legale di un paio di minoranze organizzate, i cacciatori e i tiratori sportivi, che almeno possono accampare un pretesto “tecnico”. Il resto della popolazione era abituata a considerare fucili e pistole come dotazione delle forze dell’ordine e dell’esercito.
Poi l’idea della giustizia privata, come nell’Arizona dell’Ottocento, è diventata un ritornello della Lega, a partire dalle “trecentomila doppiette” di Bossi. Non c’è giustiziere privato che il Salvini non abbia difeso ed elogiato (morte ai ladri!). Il mitico sindaco Gentilini disse (spiritosamente, eh…) che agli immigrati si deve sparare come ai leprotti; e lungo quella scia si sono espressi in parecchi, guadagnandosi la riconoscenza eterna della lobby delle armi. E dunque, il povero Pozzolo, che cosa poteva saperne, che le pistole non sono cose da maneggiare come i datteri e le noci, a Capodanno? Sospenderlo dal partito, e perché mai, visto che il culto delle armi da fuoco è al governo?
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