mercoledì 3 gennaio 2024

L'Amaca

 

L’amaca
La morte del contesto
DI MICHELE SERRA
Se il consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni mi avesse detto, in una cena privata oppure andando a zonzo sotto i portici, le stesse precise parole che ha postato sui social (“Sulla cosiddetta manovra blindata c’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia e invece gli abbiamo fatto recitare Marinetti”) gli avrei stretto la mano: perché la penso nello stesso identico modo, e per giunta Marinetti mi è sempre sembrato un notevole trombone indipendentemente dal suo essere tra i padri fondatori del fascismo.
Ma Marcello Degni, che ricopre un ruolo pubblico delicato, quella frase l’ha postata sui social. Ovvero: l’ha detta a tutti, l’ha sventatamente affissa sulla più grande bacheca mai vista al mondo. Confermando l’ipotesi, tremenda, che anche persone intelligenti e teoricamente posate (Degni ha più o meno la mia età) non hanno più alcuna idea di cosa siano gli ambiti, i contesti, le differenze di ruolo e di luogo.
Puoi stare nudo in casa tua, non vai nudo in Parlamento, puoi dire le parolacce con gli amici, non le devi dire se parli in pubblico, puoi fare confidenze impudiche ai tuoi intimi, è imprudente e pericoloso farle con il primo che passa.
Questa griglia di decenza, che è anche una griglia di intelligenza, è ormai distrutta. La parola pubblica è devastata da questo costante tradimento del contesto, che è al tempo stesso un tradimento del testo (la stessa identica frase, detta al telefono con mammà, detta a un giornalista, detta a Mattarella, NON è la stessa frase). Entrano nei social da savi, ne escono pazzi. Non basterebbe un anno di silenzio per ristabilire un ordine e un senso.

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