Completamente, sfacciatamente d'accordo! (Ad esempio per coloro che fotografano Monna Lisa al Louvre, impedendone la vista ad altri, da sempre sono favorevole all'attivazione nei loro confronti di una riabilitazione sociale in un centro specializzato, magari ricalcante le storiche direttive maoiste. Ad esempio...)
IL TURISMO MALEDUCATO
Addio selfie dei desideri Da Portofino ad Anna Frank arriva il divieto di scattare
Nell’era dell’immagine, non si è davvero vissuti se non si condivide una fotografia che possa provarlo. I luoghi d’arte e i paesaggi diventano solo lo sfondo per l’ennesimo selfie e, allo stesso tempo, uno scatto può essere in grado di far girare le economie locali, suggerendo lo scorcio da aggiungere a tutti costi al proprio feed di Instagram. Se l’overtourism è per qualcuno una gallina dalle uova d’oro, in più parti del mondo, però, sembrano attivarsi delle piccole sacche di resistenza.
Nel punto più iconico di Hallstatt, pittoresco villaggio austriaco sulle rive dell’omonimo lago alpino, un giorno dello scorso maggio è comparso un muro di legno. Alcuni dei 700 residenti lo avevano eretto per protestare contro i diecimila turisti che ogni giorno riempivano la cittadina in alta stagione. Tutti alla ricerca dello scatto perfetto, secondo una prospettiva precisa: il lago in primo piano, il profilo di una chiesetta grigia, le montagne sullo sfondo. Immagini fotocopie, quasi fossero un compito da svolgere. Come le pose cliché adottate sulle montagneneozelandesi (di spalle alla fotocamera, con braccia e gambe divaricate), a cui la Nuova Zelanda ha dato battaglia due anni fa, invitando i viaggiatori a condividere luoghi inesplorati piuttosto che replicare le esperienze degli influencer.
Colpevoli di essere i promotori di questa cultura dei selfie, i content creator sono sgraditi anche in una cittadina del Vermont, Pomfret, che prima del foliage autunnale li ha banditi dal luogo più fotografato della zona: una suggestiva fattoria circondata da aceri, che è anche una proprietà privata. Nonostante i numerosi divieti di ingresso a tappezzare i cancelli, visitatori senza scrupoli continuavano a scavalcarli regolarmente, danneggiando i terreni e rimanendo coinvolti in incidenti.
Lo stesso dibattito sui danni del turismo di massa veniva portato avanti anche a 15mila chilometri di distanza, nell’isola indonesiana di Bali, dopo che l’influencer Luiza Kosykh si era fatta ritrarre nuda su un albero sacro per i balinesi.
Nella lista di luoghi che vietano i selfie si annoverano, tra gli altri, anche la Casa di Anna Frank ad Amsterdam, le Cappelle nella Torre di Londra e, sembra superfluo specificarlo, le strade di Pamplona durante la corsa dei tori. Ma pure il vicino borgo ligure di Portofino, che ha istituito due “divieti di sosta per foto”, con multe fino a 300 euro per i trasgressori. Misure contro un turismo mordi e fuggi, che snatura gli spazi pubblici per concederli a visitatori disinteressati. Come quelli arrivati quest’estate per ammirare il “Lake Como” di Instagram, delusi che non somigliasse alle foto viste sui social.
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